lunedì 30 ottobre 2017

"AMMORE E MALAVITA"

Locandina del film

“Ammore e malavita” è un concentrato di generi diversi che confluiscono, fluidamente e con un ritmo incalzante, verso un’unica coerente narrazione: c’è musical ed action, ma anche commedia, sceneggiata napoletana e noir.
Quanto alle suggestioni si va dalle atmosfere (e location) alla Gomorra alle azioni alla James Bond, dalle canzoni neomelodiche ai toni esilaranti della migliore commedia.
Filo conduttore della storia è la scelta malavitosa che semina sangue, tradimenti imperdonabili e fughe rocambolesche, ma nella narrazione del crimine irrompe la forza dirompente dell’amore che può riscattare un passato oscuro e salvare da un presente dalle ore ormai contate.
Gli attori principali strepitosi: Carlo Buccirosso, Giampaolo Morelli, Serena Rossi, Claudia Gerini e Raiz, ma anche gli attori minori e persino le comparse non fanno mai perdere quell’impronta di originalità, credibilità e intensità tipica dei Manetti Bros.

Per la ricetta di oggi, visto che il cinema mi ha catapultato in ambiente napoletano, vorrei riproporvi una versione veg di uno dei dolci più amati di Napoli: la pastiera. Avviso: puristi delle ricette astenersi. Giova gravemente alle contaminazioni ;-)

pastiera in versione veg

Ingredienti per la pasta frolla:
300 g di farina integrale di farro
100 g di zucchero di canna integrale
120 ml di latte di soia alla vaniglia
70 g di margarina di soia (o vegetale)
scorza e succo di 1 limone bio

Ingredienti per il ripieno:
200 g di grano cotto
200 g di tofu al naturale
2 cucchiai di fecola di patate
200 g di zucchero di canna
scorza di 1 limone
400 ml di latte di soia
30 g di margarina
vaniglia in polvere bio
cannella in polvere
aroma all’arancia o polvere di scorzette di arancia o scorza grattugiata d’arancia
(a piacere: pezzetti di cioccolato fondente)

Procedimento:
Per la pasta frolla: lavoriamo lo zucchero e la margarina e agguingiamo man mano la farina. Aggiungere il latte e impastare fino ad ottenere un composto omogeneo. Formare una palla e lasciare riposare in frigo avvolta nella pellicola trasparente per una mezz’oretta.
Per la crema vegana: mescolare in un pentolino antiaderente 2 cucchiai di fecola e 50 g di zucchero di canna. Mettere sul fuoco a fiamma bassa e unire lentamente 200 ml di latte di soia alla vaniglia, sempre mescolando per bene. Aggiungere la scorza di ½  limone e portare ad ebollizione e mescolare fino a far addensare la crema.
Per la crema di grano: versare in una pentola il grano precotto, aggiungere 200 ml circa di latte di soia alla vaniglia, 30 g di margarina, la scorza di ½ limone e la vaniglia in polvere. Far bollire il tutto a fuoco dolce, mescolando fino ad ottenere una crema densa e senza grumi. Quando è pronta, lasciate raffreddare.
Per la crema di tofu: frullare 200 g di tofu al naturale insieme a 150 g di zucchero di canna, fino ad ottenere un composto liscio. Aggiungere 1 cucchiaino raso di cannella, un altro di vaniglia in polvere e un altro di scorzette di arancia essiccate (o scorzette di arancia).
Amalgamare tutte e tre le creme ottenute. A piacere potete aggiungere dei pezzettini di cioccolato fondente.
Stendete la pasta frolla e foderate una tortiera con cerniera apribile (precedentemente oliata e infarinata) tenendone da parte un pò per le striscette.
Versate il ripieno sulla frolla. Decorate con le striscette, spennellatele con latte di soia e infornate a 180° per circa 60 min o fino a completa doratura.
A fine cottura spegnere il forno, ma aspettate che la torta si raffreddi prima di impiattarla.





venerdì 29 settembre 2017

"ATTRAZIONI COSMICHE"



“Attrazioni Cosmiche”, in scena al Teatro de’ Servi fino al 15 ottobre è il nuovo spettacolo teatrale di Marco Cavallaro, con testo di Giovanna Chiarilli, liberamente tratto dal romanzo “Orgasmo Cosmico” di quest’ultima, autrice fine e dotata di una naturale e scoppiettante vena ironica.
Una commedia divertente, interpretata da bravi attori dal piglio naturale e dalle movenze sicure, rilassate e snodate: lo stesso Marco Cavallaro, Ramona Gargano, Maria Chiara Centorami, Maria Lauria, Marco Maria Della Vecchia e Marzia Verdecchi.
Quattro amici gestiscono un pub ristorante e si ritrovano alla vigilia di un capodanno speciale in cui i fuochi d’artificio e i botti di fine anno saranno in realtà costituiti dalle loro piccanti e sconvolgenti rivelazioni. Nei loro dialoghi scorre tutta la gamma di sentimenti e di dinamiche umane: storie che naufragano, tradimenti confessati, amicizie messe alla prova e attrazioni che sembrano governate da forze misteriose e inevitabili.
Non è semplicemente un quadro dei vizi e delle virtù che governano i rapporti umani o solo una frizzante e ironica rappresentazione delle differenze tra uomini e donne. L’anima dello spettacolo sta in quel “disperato bisogno d’amore” che ci può fare inciampare in quegli stessi errori che recriminiamo agli altri. Siamo tutti capaci di giudicare gli altri, di dare consigli, di sentirci “vittime”…però quando le misteriose forze cosmiche calano su di noi, siamo capaci di sottrarci ad esse e di elevarci al di sopra di quel momentaneo ed effimero appagamento del proprio ego che ci fa commettere gesti sui quali noi per prima puntiamo il dito? Siamo in grado di resistere all’illusione di poter colmare quei vuoti affettivi che, in realtà, solo un profondo lavoro su se stessi può rendere meno abissali?
L'autrice pone ognuno dei protagonisti faccia a faccia con le proprie debolezze, in un crescendo di intrecci fisici e connessioni empatiche. 

Il cast artistico 

Come ricetta del giorno, vi consiglio un ciambellone rustico alle mele; riuscite già ad immaginare l’aroma di mele, cannella e nocciole??
Ciambellone vegan mele, cannella e nocciole

Ingredienti:

-   300 gr di farina di farro integrale
-   150 gr di zucchero di canna integrale
-   1 bustina di vanillina
-   Scorza grattuggiata e succo di un limone
-   cannella
-   Bustina di lievito biologico per dolci
-   200 ml circa di latte di riso aromatizzato alla vaniglia (o altro latte vegetale)
-   50 ml circa di olio di mais
-   Granella di nocciola
-   2 mele grandi
-   Margarina vegetale
-   2 cucchiai di sciroppo d’agave

Preparazione:

Tagliate le mele in pezzetti piccoli; fateli saltare in padella con una noce di margarina vegetale, succo di limone e due cucchiai di sciroppo d’agave.
Riunite in una ciotola la farina, lo zucchero, la vanillina, la scorza di un limone, la cannella e il lievito.
Mestolate con cura.
A parte mescolate il latte vegetale e l’olio di mais.
Riunite liquidi e farine e mescolate con cura. Se occorre aggiungete altro latte o succo di limone.  
Aggiungete anche le mele aromatizzate.
Versate in una tortiera (io ho usato una tortiera di silicone a forma di ciambellone) e decorate con granella di nocciole e un po’ di zucchero di canna.
Infornate per circa 40 minuti a 160°circa.
Prima di sfornare, fate la solita prova stecchino.


lunedì 25 settembre 2017

GATTA CENERENTOLA

Locandina del film 
Gatta Cenerentola è un bel film, cucito sartorialmente su un tessuto dalla trama noir e interpretato da voci esperte (tra le voci protagoniste quelle di Massimiliano Gallo, Maria Pia Calzone e Alessandro Gassmann) e ambientato in una Napoli portuale del futuro, afflitta dal vizio antico del malaffare che la deturpa e che ne fa naufragare i sogni più puliti e coraggiosi; il gruppo autorale (Alessandro Rak, Dario Sansone, Marianna Garofalo, Marino Guarnieri, Ivan Cappiello e Italo Scialdone) è riuscito nell’obiettivo ambizioso di elevare l’animazione a linguaggio, perché essa, appunto, non è solo un genere, ma un modo diverso, ma non per questo meno efficace e trasversale, di raccontare storie; surreale, poetico, visionario, duro, crudo e futuristico con quelle pennellate di cinismo e di speranza che sono proprie di ogni tempo e di ogni favola.
La favola è quella di Mia, una ragazzina che è diventata muta da quando la camorra le ha ucciso il padre, costretta a crescere in un covo di vipere, con la matrigna compagna di un boss camorrista, cinque sorellastre e un frattellastro che ne scherniscono l’anima pura e fragile fino a quando Primo Gemito, ex scorta di suo padre, cerca di riportare la legalità nel porto di Napoli e di sottrarre Mia a quell’ambiente squallido.


La ricetta di oggi è un dolce, morbido e friabile al tempo stesso, adatto per la colazione o anche la merenda nei primi giorni di atmosfera autunnale.

Torta frolla alla crema di limone

Ingredienti per la frolla:
200 g di farina di farro integrale
100 g di farina di grano saraceno o di riso
100 g di margarina vegetale
100 g di zucchero di canna integrale
1 bustina di preparato “senz’uovo” (in vendita nei negozi di alimentazione naturale. Però potete fare anche senza aggiungendo un po’ di latte per impastare)
1 bustina di lievito vanigliato
scorzetta di limone

Ingredienti per la crema:
500 ml di latte di soia vanigliato
70 ml di sciroppo di agave
50 ml di olio di semi di girasole
40 g di fecola
10 g di farina di riso
scorza di 1 limone grattugiata

Procedimento:
Preparate la crema, sciogliendo la fecola, la scorza di limone e la farina con qualche cucchiaiata di latte (circa 50 ml). Intanto portate a bollore gli ingredienti liquidi. Unite il composto e far cuocere per qualche minuto. Mettete la crema a raffreddare. Per la pasta frolla, mescolate gli ingredienti secchi, fate una fontana e nel centro mettete la margarina ammollata e mescolate fino a formare una frolla sbriciolata (non deve diventare un panetto compatto). Prendete una teglia non troppo grande (35 x 20 cm circa) copritela con carta forno e sbriciolate metà impasto: deve risultare tutto grumoso sul fondo. Aggiungere la crema a cucchiaiate, livellate come riuscite e ricoprite con l’altra metà di frolla sbriciolandola sopra la crema. Decorate con lamelle di mandorle e un po’ di zucchero di canna. Cuocete in forno caldo a 190° per 25-30 minuti. Fate raffreddare prima di servirla.



giovedì 13 luglio 2017

ZACINTO MIA...



Spiaggia del Relitto 

“...Zacinto mia, che te specchi nell'onde
del greco mar da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso...” (Ugo Foscolo)

C’è un senso di familiare accoglienza, semplicità ed essenzialità che accomuna le isole greche. Quest’anno è stata la volta di Zante, (o Zacinto o in greco Ζάκυνθος, Zákynthos).
Così come avevamo approcciato Creta l’anno scorso, anche per Zante ci siamo affidati ad un “giro girotondo” dell’isola, per poter scoprire la diversità di paesaggi che essa può offrire.
La nostra base di appoggio, per dieci giorni, si trovava nel villaggio di Kalamaki, località tranquilla e appartata pur essendo dotata di molti ristoranti, locali, cocktail bar, alberghi, un grande parco giochi, nota soprattutto per la sua baia sabbiosa, luogo di deposizione delle uova delle tartarughe Caretta Caretta.
La spiaggia è attrezzata e i bagnanti sono tenuti a rispettare alcune regole per preservare l’ambiente e non turbare la nursery delle tartarughe.
A pochi chilometri, un altro villaggio molto frequentato è Argassi. Più movimentato di Kalamaki, nella sua strada principale una sfilza di trattorie, agenzie di navigazione, negozi di souvenir e anche qui alberghi e studios per i turisti. E’ la più antica stazione balneare di Zante, un chilometro di spiaggia stretta, con sabbia fine e ghiaia, tante insenature e sullo sfondo il Monte Skopos.
Il capoluogo dell’isola, dal nome omonimo, sorge a pochi chilometri da Kalamaki e da Argassi. Meta ideale per passeggiate serali.
La zona lungo il porto di Zante è ricchissima di snack bar, taverne (anche se un pò troppo sul genere turistico), negozi di ogni genere che sfociano nella Piazza Solomos, dedicata al più grande poeta nazionale Dionisio Solomos, autore anche dell’inno nazionale della Grecia. Adiacente ad essa Piazza San Marco, circondata da numerosi pub e che mi è parsa il punto di incontro preferito anche dai giovani del posto.
In una delle viuzze adiacenti il porto, c’è quella che fu la casa di Ugo Foscolo, ora allestita a museo, con il monumento sepolcrale con la statua dell’Angelo piangente.  
Inerpicandosi per la collina si giunge in un punto panoramico molto suggestivo: Bochali, minuscolo paesino costituito solo da qualche ristorantino, una chiesetta con le icone bizantine e ciò che resta di un antico castello, arroccato in cima ad un promontorio dentro le cui braccia è contenuta tutta la vivacità e, se ci andate di sera, tutte le luci di Zante.

L’altra località famosa è Laganas, ma a meno che non siate adolescenti in crisi ormonale o che abbiate voglia di fare baldoria, tenetevene alla larga, soprattutto dal tramonto in poi. Abbandonata la lunga spiaggia piuttosto commerciale, da una certa ora in poi troverete solo cocktail bar, negozi di alcolici, night club, flotte di ragazzini in cerca dello sballo e tanta, tanta confusione.

Quanto alle spiagge ce n’è per tutti i gusti. Capita spesso di trovare posticini niente male dove, prima della spiaggia, si ha una vasta e comoda area di giardino con l’erba dove potersi rilassare avendo a disposizione sdraio, lettini ed amache; per esempio a Porto Azzuro, in zona Vassilikos (un villaggio dopo Argassi, molto frequentato e ricco di stabilimenti e strutture) o a Caminia Beach (poco distante da Argassi), la prima più frequentata e suggestiva, la seconda più appartata e con meno bagnasciuga, ma con una suggestiva zona coffee break allestita direttamente sul mare (vedi foto); poi c’è la famosa e facilmente fruibile Banana Beach, con sabbia fine, giochi acquatici e stabilimenti attrezzati; la più selvaggia Dafni, con alcuni stabilimenti che offrono lettini e ombrelloni in cambio di consumazioni al bar o al ristorante collegato, ma anche angoli di assoluta tranquillità e solitudine; Marathias, priva di attrezzature, più difficoltosa da raggiungere lungo un percorso accidentato, ma che offre una suggestiva spiaggia di ghiaia affacciata all’isola di Marathonissi e acque cristalline e poco frequentate.
Merita anche Xigia, lungo la costa settentrionale di Zante e a pochi chilometri dal villaggio di Alykes. Spiaggia dai colori tropicali e paesaggio suggestivo, la baia si trova ai piedi di una scogliera a picco sul mare ed è bagnata da acque cristalline e sulfuree, ideali per la pelle e utile in alcune patologie del sistema respiratorio.
A Xigia abbiamo trovato una delle taverne più buone e belle dell’isola (Taverna Xigia, appunto). Gustare un pasto affacciati nel turchese della baia è stato uno dei quadretti più emozionanti.
L’altra esperienza culinaria che ci ha soddisfatto è stata alla Taverna Akrotiri, nel villaggio omonimo, dove siamo stati accolti in un ambiente rilassato e familiare (particolare il fatto che qui si presentano direttamente al tavolo con un vassoio enorme pieno di una vasta gamma di portate tradizionali e dal quale si può scegliere ciò che si vuole, potendo appagare la vista prima ancora del gusto).
Zante è famosa soprattutto per due tappe d’obbligo: la spiaggia del Relitto e l’isola di Marathonissi, nota come isola delle tartarughe.
Segnalo che entrambe le destinazioni si possono raggiungere soltanto via mare, avvalendosi di una delle tante agenzie di navigazione situate in ogni villaggio dell’isola. Di solito partono gite sia al mattino che al pomeriggio e tra pick up, soste per le nuotate e per le foto, in entrambi i casi impiegherete come minimo 4 ore. Ci sono però anche gite di un giorno intero oppure, avvalendosi di circuiti meno organizzati, forse riuscirete a ritagliarvi esperienze più raccolte e meno dispersive.
L’isola del Relitto è un quadro dai colori perfetti. L’azzurro del cielo, il turchese del mare, il dorato della spiaggia, l’ombra della roccia e il verde della vegetazione selvaggia. Il Navagio ha un solo difetto: è presa sempre d’assalto dai turisti. Flotte di barche, navi e imbarcazioni varie che scaricano i turisti ad ogni ora della mattina e del pomeriggio. Magari poterci andare di notte!! ma si perderebbe la visione di quella straordinaria tavolozza di colori di cui vi raccontavo sopra.
Se sarete fortunati come lo siamo stati noi la gita all’isola delle tartarughe vi regalerà l’emozione incredibile di avvistarne qualcuna riafforare elegantemente e per pochi secondi sulla superficie dell’acqua per tornare poi ad immergersi negli abissi profondi.
Altri due scorci meritano una menzione: Porto Limnionas che è uno dei posti più belli e selvaggi dell’isola. Un vero e proprio fiordo, in cui le sfumature di azzurro e verde del mare e la trasparenza dell’acqua lasciano a bocca aperta. Qui il mare è bello soprattutto per i suoi fondali e per le sue grotte; non c’è spiaggia, ma rocce piatte sulle quali eventualmente stendere un asciugamano e terrazze con sdraio e ombrelloni che però non sempre riescono a soddisfare le richieste (soprattutto se ci andate durante il weekend e a mattino inoltrato).
Poco distante da Porto Limnionas c’è Porto Roxa, un altro fiordo per raggiungere il quale occorre scendere dei ripidi scalini di roccia che portano al mare; per i più coraggiosi c’è a disposizione un trampolino a quattro metri di altezza per tuffarsi in acqua.
Lungo la strada per arrivare al fiordo ci sono alcune taverne che in cambio di un pasto, mettono a disposizione dei clienti ombrelloni, lettini e veri e propri letti/amache gratis per tutto il giorno. 

Zante è l’isola degli ulivi, del canto ininterrotto dei grilli, dei nidi delle tartarughe protetti in molte delle sue spiagge; Zante ha il sapore della feta, del liquore alla cannella o alla resina, l’odore della pita; ha un suono musicale, soprattutto vintage, sempre in sottofondo; ha quell’emotività delle persone semplici che ti accolgono con il poco che hanno e te lo offrono col cuore (non è raro, soprattutto nelle taverne più tradizionali e a gestione familiare che a fine pasto,  ti offrano un dolce o della frutta in segno di ringraziamento e di benvenuto); sono le piccole attenzioni che fanno sentire ospite, prima ancora che cliente. Pur essendo un’isola, definirei la sua cucina piuttosto montanara (carne, carne e sempre carne sulle griglie ad ogni ora), pur potendo contare anche su un’ampia scelta di pescato; il suo dolce tipico è la frigania, una specie di pan di spagna imbevuto di uno sciroppo al miele, con crema di latte alla vaniglia, panna e cannella.

E visto che a volte un’immagine vale più di mille parole, vi lascio sognare davanti a questi piccoli quadri di assoluta bellezza.

Kalamaki Beach

 
Porto Azzuro (Vassilikos)


Spiaggia di Xigia

Acque sulfuree di Xigia

Dolce sosta alla Taverna Xigia

Feta con miele e sesamo

Gattini di Zante

Banana Beach
Banana Beach garden

Mappa delle nursery delle tartarughe

Taverna Akrotiri


Dafni Beach
Insolite postazioni a Dafni Beach

Dafni selvaggia

Coffee break a Caminia Beach
Caminia Beach
Insolite presenze a Caminia Beach
Caretta Caretta

Navigazioni sublimi
Blue Caves

Nuotate nel verde cristallino
Marathias
Sosta a Marathias



Porto Limnionas
Porto Roxa
Tuffi a Porto Roxa
Relax a Porto Roxa
Tramonto a Roxa
Perdersi nel blu

Per la ricetta, vi propongo un dolce da colazione morbido, leggero e delicato.
Plum cake vegan al limone e cocco


Ingredienti:
- 200 g di farina di farro integrale
- 30 gr di farina di avena integrale
- 20 gr di farina di riso
- 80 g di zucchero di canna integrale
- un pizzico di sale
- 30 ml di olio di mais
- 1 bustina di cremortartaro
- il succo e la scorza grattugiata di un limone non trattato
- 200 ml di latte di cocco (sciolto a bagnomaria)
- semi di papavero (a scelta)


Procedimento:
Riunite gli ingredienti secchi in una ciotola (farine, zucchero, lievito, un pizzico di sale). Aggiungete l’olio, il succo e la scorzetta di limone e il latte di cocco.
Mescolate tutto con cura con una spatola, aggiungendo eventualmente i semi di papavero, versate in uno stampo da plum cake oliato e infarinato e cuocete a forno caldo (180^) per 35/40 minuti.

Piazza Solomos a Zante

Casa Museo di Ugo Foscolo

Panorama notturno da Bohali




giovedì 8 giugno 2017

UN FILM: "FORTUNATA"

Locandina del film

Fortunata è una donna ribelle, sfrontata, tutta istinto, fatica, sudore e vita di borgata; corre da mattina a sera, scompigliata e inerpicata su zeppe che le danno un’andatura goffa e traballante; appare subito sgraziata prima ancora di scoprirla disperata. E’ una parrucchiera  e ha un sogno nel cassetto: aprire un salone tutto suo per smetterla di correre da una parte all’altra in cerca di teste da pettinare e potersi emanciparsi da un destino che sembra, a dispetto del suo nome, ineluttabilmente orientato al sacrificio e alla sofferenza.
Il (quasi) ex marito di Fortunata è un uomo violento e autoritario che usa la figlia per farle la guerra e usa Fortunata per sedare i suoi istinti animaleschi. Lei è una madre fuori dagli schemi, cresce la figlia in modo selvatico e con una tenerezza un po’ goffa e selvaggia. La figlia, a sua volta, spettatrice degli scontri tra sua madre e suo padre, sputa il suo disagio come forma di protesta e finisce per indirizzare le sue proteste proprio verso quella madre così eccentrica e ingombrante; ed ecco che ad analizzare il suo disagio compare Patrizio, medico apparentemente risoluto, ma troppo fragile e spaventato dall’irruenza di Fortunata per poterne diventare, come umanamente si vorrebbe poter sperare, un vento di cambiamento e di riscatto. Poi c’è l’amico fraterno di Fortunata, Chicano, che è un altro miserabile posto ai margini della società; farmacodipendente, tremendamente fragile, con la voglia di spaccare il mondo, ma che trema quando avverte la paura e che teneramente affianca la madre, malata di Azheimer, e ne asseconda gli aneliti di follia, fino a che la follia non manda alla deriva lui stesso.
E’ un film emotivamente forte come ci si può aspettare dall’accoppiata Castellitto/Mazzantini, con la sapiente regia di dettaglio di Castellitto, musiche azzeccatissime e attori intensamente coinvolgenti (Jasmine Trinca e Alessandro Borghi da podio, sguardi famelici di vita e di riscatto, Stefano Accorsi abile nel rendere il suo personaggio più ambiguo e complesso di quanto possa sembrare in un primo momento ed Edoardo Pesce, credibile nella sua interpretazione di un padre padrone gretto e fastidioso)


Per la ricetta, vi propongo un tortino di quinoa fresco, leggero, ideale per le giornate calde e assolate. Anche se il caldo indurrebbe a saltare i pasti, non è il caso di affaticare il fisico con privazioni. E nemmeno con cibi inappropriati alla stagione. Meglio orientarsi su cibi energizzanti, di facile digestione.

Tortini di quinoa e zucchine
  
Ingredienti:
-   Quinoa
-   Zucchine
-   Erbe aromatiche
-   Sale, olio evo
-   Latte di cocco
-   Acqua

Preparazione

Cuocere la quinoa in un tegame con un quantitativo di liquido (1/2 acqua e 1/2 latte di cocco) il triplo del peso della quinoa (in genere sono queste le dosi, leggete comunque le istruzioni riportate sulla confezione della quinoa). Salate leggermente.
A parte saltate in padella le zucchine tagliate a dadini con poco olio evo, un pizzico di sale ed erbe aromatiche.
Mescolate poi la quinoa con le zucchine e servite, anche freddo.

lunedì 22 maggio 2017

UN FILM: "ORECCHIE"

Locandina del film 

Il film "Orecchie" di Alessandro Aronadio ha per protagonista un bravo esordiente, Daniele Parisi, vanta incursioni di spicco, come quella di Rocco Papaleo, Milena Vukotic, Massimo Wertmuller, Piera Degli Esposti. È un film semplice ed essenziale quanto al suo "confezionamento" (luoghi, riprese, montaggio, situazioni), ma complesso quanto al suo contenuto e ambizioso nella sua scrittura. Temi di un certo peso gravitano attorno alla narrazione: il germe di follia che alberga in ogni essere umano, i compromessi del vivere sociale, le psicosi dei tempi moderni, il surrealismo di certe situazioni che pur fanno parte del nostro vivere quotidiano e i rischi dello spingersi troppo al di fuori di quello che poi è "il nostro unico mondo". Il regista li affronta in maniera leggera, a volte con pennellate volutamente surreali, ma mai andando a sbandare "sopra le righe" e restando abilmente immune da quel modo un po' intellettualoide di raccontare la realtà, quando si mira ad esasperare i vizi, i limiti del tessuto umano. Aronadio li racconta, invece, con uno sguardo rispettoso e compassionevole. Un film in bianco e nero nel quale il fischio alle orecchie avvertito dal protagonista all'inizio del film e della sua giornata, diventa metafora dello smarrimento di un altro "senso" delle cose, un rumore di sottofondo che rischia di allontanarlo, isolarlo dalla realtà, proprio come il suo rigido pensiero che lo ha sempre portato a giudicare gli altri, a schifare le convenzioni sociali, a rifiutare l'imprevedibile e l'improbabile e con essi, però, anche "la possibilità di una vita migliore".
La ricetta di oggi è una mousse fresca, golosa e vegan. Ottima come dessert a fine pasto o come sfizio della giornata.

mousse cioccoavocadosa


Ingredienti:
1 avocado maturo
100 g di cioccolato fondente
60 ml di latte di riso
5 cucchiai di sciroppo d’agave
1 bacca di vaniglia (o 1 cucchiaino di estratto di vaniglia)
noci di macadamia tritate (per guarnire)

Preparazione:

Sciogliere il cioccolato a bagnomaria e lasciarlo raffreddare. Sbucciare l’avocado e tagliarlo a cubetti. Versare tutti gli ingredienti nel frullatore (se preferite una mousse più dolce aggiungete qualche cucchiaio in più di sciroppo d’agave) e azionare fino ad ottenere un composto liscio e cremoso. Lasciar riposare in frigo; servire in coppette decorando con granella di pistacchi (o nocciole o mandorle). Potete anche usarla come farcitura per una crostata. 

martedì 18 aprile 2017

"VERSO LE MERAVIGLIE"

Il nuovo album degli Stag
Oggi, dopo aver passato un po’ di giorni ad ascoltarlo e riascoltarlo, soprattutto in macchina durante i vari viaggi di andata e ritorno pasquali, vi voglio raccontare le suggestioni che mi ha  provocato il nuovo cd degli Stag, "Verso le Meraviglie". 

Gli Stag, per chi non li conoscesse, sono: Marco Guazzone (voce, pianoforte), Stefano Costantini (tromba), Giosuè Manuri (batteria) e Edoardo Cicchinelli (basso).
L’album d’esordio di questa band romana è “L’Atlante dei Pensieri” del 2012; il disco contiene il brano “Guasto” che Marco Guazzone, in veste di solista, ha presentato alla 62a edizione del Festival di Sanremo nella sezione Giovani.

Da allora, gli Stag hanno viaggiato, si sono fatti conoscere in giro per l’Italia e non solo, hanno collaborato con artisti nazionali come Malika Ayane, Arisa e Chiara Galiazzo, hanno partecipato alla composizione di varie colonne sonore per il cinema, il teatro e la televisione e da aprile 2016 conducono un loro programma di musica dal vivo su In Blu Radio.

A marzo 2017 è uscito il loro secondo cd, raffinato, ma mai “complicato”, di respiro internazionale che conferma l’originalità sonora e la versatilità di genere della band.

Gli Stag in live 
Di seguito una mia veloce istantanea su ciascun brano che compone questo album che è un viaggio fatto sì di musica, ma anche di emozioni, di parole evocative, di meraviglie sussurrate o suggerite tra un solfeggio e l’altro, tra un vocalizzo e l’altro, tra un’esplosione di tromba e un assolo intimista col pianoforte.
Si percepisce la sincerità del sentire artistico, la volontà di trasmettere non solo note, parole, ma anche quegli orizzonti di beltà, incanto e stupore che solo un approccio non troppo disincantato alle cose della vita, anche le più piccole e apparentemente più semplici, può offrire.

- TO THE WONDERS, sicuramente tra le mie top 3 preferite: un mix affascinante di dolce malinconia, drammaticità, ma anche di energica ripresa. Una preghiera musicale per andare oltre, per coltivare speranze...mi ha commosso al primo ascolto.

- LE MIE OMBRE, di questo pezzo mi piace soprattutto il ritornello, un sound esteso che disegna un   orizzonte sconfinato davanti, ma anche le strofe sono molto intime, profonde. Da risentire più e più volte per penetrarne il senso.

- DOWN, ha una forza emotiva che fa quasi male, ma al tempo stesso regala quella leggerezza tipica che sussegue alla presa di coscienza quando autenticamente sentita ("I'll embrace the change. Like a feather it will alter my life altogether")

- KAIROS, un pezzo che mi attrae molto, veloce, maturo e che contiene una delle strofe che trovo letteralmente più incisiva ("ho dormito notti inutili, ho rinchiuso i sogni in alibi").

- MIRABILIA, questo pezzo è un altro top 3, un inno a ritrovare la meraviglia, anche per chi non trova più l'equilibrio che ci tiene sospesi tra sogni e realtà...quasi psichedelico, ritmico e arricchito da un controcanto ben riuscito e d’effetto.

- SLAY TILLING, molto intimista, la vedo scorrere tra le immagini di una saga familiare...e così sarà nella serie tv “Tutto può succedere 2”.

- VIENIMI A CERCARE, un duetto riuscitissimo quello tra Marco Guazzone e Matilda De Angelis. Un confronto amoroso stuzzicante e originale (“tana per tutte e due”) e le voci si fondono a meraviglia (lei voce molto alta, sottile, delicata e lui romanticamente abbandonato e arreso alla forza di un sentimento che nasce come un soffio e, lentamente, diventa un vento che agita tutto e disarma).

- DIMMI SE ADESSO MI VEDI,  un pezzo struggente, un canto d'amor perduto su una scogliera.

- DA TE, in questo pezzo, la voce di Marco Guazzone si fa conturbante. Crea un mix di sfida, quasi di rabbia serena, di apparente lucidità su un tappeto di sensazioni delle quali si teme l’effetto.

- THE HELM, un canto sulla forza prorompente di una presa di consapevolezza da tempo attesa.

- OH ISSA, a questa sono particolarmente affezionata...quando la sento, non riesco proprio a stare ferma e a non cantarci sopra. E’ la vela che ho issato e che mi ha sospinto verso la rotta degli Stag.

- I AM FREE, un canto poetico. Appena inizia, la immagino liberarsi delicatamente in una buia sala di cinema mentre scorrono i titoli di coda di uno di quei film sì drammatici, ma aperti alla speranza che mi piacciono tanto. 

la musica è in ogni luogo
Per la ricetta del giorno vi propongo un piatto unico, molto veloce e semplice da preparare che racchiude energia e morbidezza.

Tempeh ortolano

Ingredienti:

-       patate, carote
- tempeh alla piastra (ndr: si acquista nei negozi di alimentazione biologica o naturale)
-       semi di sesamo
-       erbe aromatiche
-       olio evo, sale, salsa di soia

Preparazione:
Scaldate un filo d’olio in una padella. Prima che diventi troppo caldo, aggiungete patate e carote tagliate a tocchetti, salate, condite con erbe aromatiche e versate un po’ di acqua. A metà cottura aggiungete anche i pezzetti di tempeh e sfumate con un po’ di salsa di soia.
Servite aggiungendo una manciata di semi di sesamo.