lunedì 30 luglio 2018

EOLIE...MON AMOUR



Le Eolie sono pietre preziose di terra incastonate nel mare cristallino della Sicilia. Di tutte le esperienze e le emozioni vissute in dieci giorni, per prima cosa voglio celebrare la calda accoglienza e l’ospitalità degli isolani. Non c’è stato luogo, pubblico o privato, in cui non abbia trovato un sorriso sincero o un modo generoso di ottenere indicazioni e consigli.
Il viaggio per approdare a Lipari è stato piuttosto lungo, se consideriamo che tra l’uscita di casa in direzione aeroporto di Fiumicino e l’attracco al porto di Lipari ci sono volute circa 10 ore; dopo l’atterraggio a Catania, un transfert ci ha portati fino a Milazzo e lì abbiamo dovuto attendere un paio di ore prima di poterci imbarcare sul traghetto. Comunque l’attesa è stata sfruttata in modo proficuo: una passeggiata sul lungomare di Milazzo, un pranzetto a base di arancino al pistacchio e un caffè in un bar storico vicino al porto.
Dopo un’ora circa di navigazione, ecco stagliarsi di fronte a noi le coste di Lipari, l’isola più grande e frequentata delle Eolie.
Scesi dal traghetto, ci imbattiamo nel primo incontro che si rivelerà fondamentale per i successivi dieci giorni: quello con Emilio, uno dei gestori del B&B Il cappero che ci è venuto a prendere per accompagnarci col pulmino alla struttura. Faccia simpatica, modi schietti, diretti e rilassati; la sua accoglienza, insieme a quella dei suoi colleghi Oscar e Maria, ci ha fatti sentire durante l’intero soggiorno più ospiti che clienti della struttura. I tre ragazzi gestiscono il B&B con abile professionalità e con quella passione che, nelle strutture ricettive, fa la differenza. Il B&B è situato in una zona tranquilla e silenziosa, distante dal porto e dal centro circa quindici minuti di passeggiata.
La camera è stupenda: ampia, fresca, con arredamento bianco, moderno e ben due affacci sul mare: una veranda spaziosa e un altro balconcino che si affaccia sul giardino fiorito del B&B.
La prima tappa, il cosiddetto Osservatorio, consigliatoci da Oscar come uno dei punti panoramici più belli, ci toglie il fiato. Sia perché per arrivarci, ci siamo dovuti inerpicare lungo un sentiero con una pendenza non trascurabile sia perché, una volta giunti in cima, lo spettacolo che si presenta davanti ai nostri occhi ci toglie, appunto, il fiato e le parole.

Dall’alto si distinguono le sagome di tre isole: Vulcano, Panarea e Stromboli. Un abbraccio della natura che ci fa immergere nel mare, disegnare i profili delle isole e delle colline di Lipari, perderci nel sole che sta tramontando.

Dopo questa visione, affrontiamo il tragitto del ritorno che, essendo in discesa, è decisamente meno faticoso. Il tempo di una doccia e ci ritroviamo a cena nel primo di una lunga lista di ristoranti raccomandati e consigliabili: E Pulera. Atmosfera di classe, tavoli in ceramica siciliana e lampade antiche ad illuminare l’ambiente. Ceniamo sotto un albero di chinotto: un carpaccio di tonno che si scioglie in bocca e le busiate (una pasta fresca acqua e farina) col pesto di pistacchio che ha un giusto mix di dolcezza e salinità. Ci concediamo anche un assaggio di pasticceria secca siciliana insieme alla mitica Malvasia, simbolo e vanto di queste terre, insieme ai capperi, ai cucunci (frutto del cappero) e ai cuccumeri (un ortaggio a metà strada tra il cocomero e il cetriolo).
I giorni a seguire sono stati scanditi da gite in barca o dalla scoperte di calette suggestive che abbiamo di volta in volta raggiunto via mare grazie al servizio di taxi boat “Luana”.
Le sere in cui non eravamo impegnati con i ritorni dalle escursioni, le abbiamo invece trascorse passeggiando e immergendoci nella vivacità del centro di Lipari e soprattutto di Marina Corta, la zona che ho preferito. Botteghe di artigianato, molti locali con musica dal vivo, un bel via vai di turisti, soprattutto francesi. 
In pochi minuti di navigazione da Calandra, il ritrovo delle barche presso Canneto, località a pochi chilometri dalla zona centrale di Lipari, abbiamo raggiunto in più occasioni le Spiagge Bianche. Una prima volta avvalendoci dei servizi dello stabilimento BluLounge, ben organizzato e dall’atmosfera rilassante; un’altra facendoci lasciare in una spiaggetta deserta, quella di Pietra Liscia, senza attrezzature, senza gente, senza niente. Solo il mare, una lingua di spiaggia e alle spalle quello che resta degli antichi stabilimenti di pietra pomice, da anni in disuso. Una parentesi alla Robinson Crusoe, allietata da letture e da riflessioni con lo sguardo perso verso l’orizzonte.
Un altro giorno ci siamo fatti lasciare alla spiaggia di Porticello, altro angolo di paradiso incontaminato, sempre lungo il tratto di costa delle ex cave di pietra pomice; lì abbiamo gustato un ottimo pranzo presso l’unico ristorante su quel tratto di spiaggia, Il fancappero, a gestione familiare: accoglienza divina, sapori genuini e cucina casereccia.  Le chiacchiere con la proprietaria, la signora Adriana, originaria di Sulmona e trasferitasi lì per amore dell’isola, insieme al suo compagno Marco, cuoco del locale, sono state il dessert gradevole, al pari delle loro pesche alla Malvasia.
Le escursioni più lunghe sono state quelle affrontate sulla Ulisse 1, barca guidata dal simpatico ed estroso comandante Salvatore e dal marinaio Andrea, esperto nel lancio delle meduse. Quando qualcuno dell’equipaggio ne avvistava qualcuna in mare che avrebbe disturbato la nostra sosta bagno, Andrea si tuffava, catturava a mani nude la “fitusa”, come viene chiamata qui la medusa, e la scaraventava a distanza di sicurezza.
Con la Ulisse abbiamo fatto le gite a Vulcano, a Panarea, a Stromboli, a Salina e circumnavigato tutta la costa sud occidentale di Lipari, ricca di calette con acque cristalline, grotte (come quella detta “del cavallo”, la grotta azzurra o quella “dell’amore” attorno alla quale, come canzonava il comandante, si cela la leggenda che in quell’anfratto marino “si entra in due e si esce in tre”) e faraglioni che, stagliandosi sulla superficie del mare con forme particolari, suggeriscono figure mitologiche o animalesche.
Ulisse 1

Veduta Osservatorio

Altra veduta Osservatorio

Vulcano e Vulcanello dall'Osservatorio


Finestre sul mare. Pietra Liscia
 Vulcano è un’isoletta abbastanza selvaggia. Il centro si sviluppa nei pressi dell’attracco delle imbarcazioni; c’è qualche negozietto, alcuni bar, banchetti di souvenir e un supermercato. Un odore acre di zolfo vi accoglie e vi stimola a provare, al costo di 3 euro, l’esperienza dei fanghi e delle acque sulfuree nella Pozza dei Fanghi delle Geoterme (vi raccomando, non più di venti minuti e, come ci aveva suggerito Concetto, un simpatico venditore di calamite prodigo di consigli, senza respirare i gas sulfurei per evitare malesseri). Unico effetto collaterale: dopo i fanghi tocca buttare il costume e l’abbigliamento indossato perché, vi assicuro, quell’odore non va più via, nemmeno dopo ripetute lavatrici. A Vulcano, ci rilassiamo alle Spiagge Nere, così chiamate perché essendo di origine vulcanica, la loro sabbia è, appunto, nera. Qui i fondali sono bassi e sabbiosi, l’acqua è cristallina, ci sono ampi spazi di spiaggia libera ma, volendo, anche stabilimenti con i servizi.
A Panarea, presso Calajunco, ho fatto uno dei bagni più belli, in acque verdi e trasparenti. La visita dell’isola, invece, si è rivelata un po’ deludente. Essendo presa d’assalto dai turisti che sbarcano a flotte e si riversano nel suo esiguo spazio di terra, la passeggiata nei vicoli stretti diventa un po’ claustrofobica, anche per il continuo passaggio delle macchinette elettriche dei taxi o dei mezzi utilizzati dalle strutture ricettive.
Stromboli e Salina sono le isole che ci hanno trasmesso più il senso di autenticità e di spirito incontaminato.
La sosta sotto la sciara di fuoco di Stromboli è stato uno dei momenti più emozionanti. In mezzo al mare, da una parte un sole rosso fuoco che pian piano si immergeva nel mare e dall’altra “Iddu”, come viene soprannominato qui il vulcano, che ha regalato due o tre esplosioni suscitando in tutti noi, spettatori in mezzo al mare, un mix emozionale di timore, adrenalina e fascinazione.
Un giorno intero siamo stati a bordo della barca di Barni, insieme ad una coppia di Treviso e a tre simpatiche ragazze siciliane. Dopo aver girato in lungo e in largo alcune delle calette più belle di Lipari e dopo una sosta paradisiaca presso le Piscine di Venere a Vulcano, siamo andati a pranzare tutti insieme presso Valle Muria, un luogo incontaminato e dall’aspetto selvaggio dove solo il servizio di Barni consente di fruire comodamente della spiaggia di sassi e di una pausa ristoro. A parte il suo piccolo e accampato chiosco dentro una grotta, non c’è altro in quella zona. La natura, la roccia e il mare sono i protagonisti assoluti di questo quadro impressionista.
A Salina, alle piscine salate e di fronte alla spiaggia di Pollara (che fu set del film “Il postino”), i bagni di mare più intensi. Mentre ci siamo allontanati con la barca dalle coste di Salina, ho percepito chiaramente nascere in me un sentimento di dolce malinconia, quelle emozioni che mi sorprendono quando sento che una parte di me resterà ancorata a certi colori, a certe visioni, a quelle suggestioni della natura che ci fanno immergere nella poesia viva delle cose.
Mi sono letteralmente innamorata dei luoghi e delle atmosfere eoliane. Nei miei occhi ho ancora davanti le mille gradazioni di blu e di verde del mare, le pennellate ora selvagge ora raffinate lungo i profili delle diverse isole; ho registrato nella memoria sensoriale sapori, odori, la fatica di certe salite, il calore di certe chiacchierate, il vento in faccia e il sale sulla pelle durante le attraversate in barca. Ricordi ai quali attingerò quando mi servirà pensare a qualcosa di bello o quando vorrò proiettarmi in un luogo dell’anima. In quei giorni tutto aveva un’aura magica: quella che si stende sui momenti di libertà e spensieratezza e consente di accorgersi della bellezza, dei luoghi, del tempo.
Come quelli vissuti sulla terrazza di Chiesa Vecchia, nei pressi di Acquacalda, località sul lungomare a nord di Lipari. Trattasi di un altro punto panoramico da dove, nelle giornate di cielo limpido, si riescono a vedere i contorni di tutte le isole: Salina, Filicudi e Alicudi da una parte e Panarea, Stromboli dall’altra.
Un affaccio che sa di infinito.

Vista da Chiesa Vecchia
Per quanto riguarda la parte gastronomica, infine, in questo post sostituisco il consueto spazio dedicato ad una mia ricetta con una rassegna scritta e fotografica di tutte le prelibatezze gustate in questa vacanza alle Eolie.

Le granite più buone le abbiamo assaggiate, a Lipari, presso la gelateria Giovanni D’Ambra e alla caffetteria La Vela, mentre a Canneto, presso il Bar Tano che, ad onor di cronaca, ci ha servito la brioche con il tuppo più buona. A Panarea, per la granita ci siamo fidati del consiglio di Salvatore e abbiamo fatto sosta al Bar Carola, in zona porto. Granita buona, ma brioche non all’altezza.
Il cannolo più goloso se lo aggiudica, invece, il ristorante “La Conchiglia”, collocato in un angolo del porto di Lipari, gestito dal signor Stefano che già con le sue presentazioni delle pietanze sa farti pregustare la genuinità e la passione della sua cucina.
Per il panino più buono cito un’osteria che è un’istituzione in quel di Lipari: Da Gilberto e Vera. Panini della tradizione, tavoli in legno, atmosfera rilassata e una fama che, tramite le recensioni e il passaparola, si è estesa ovunque, anche fuori dai confini dell’isola. Qui ci dicono, arrivano i turisti dalla Germania o da altre parti del mondo, per assaggiare uno dei mitici panini piastrati e croccanti di Gilberto, accompagnato da un calice di vino che l’oste consiglia in base al panino scelto.
Voglio citare quattro ristoranti dall’atmosfera fine, elegante, rilassata dove abbiamo gustato degli ottimi piatti a base di pesce: La trattoria del vicolo, L’Anfora, Il Corallo e La Cambusa. Il Corallo vince per gli spiedini di spada più gustosi e un tiramisù insolito e delizioso; la Cambusa per una cassatina che ha ribaltato il mio pregiudizio su questo dolce, che ho sempre considerato, appunto, troppo dolce, al limite dello stucchevole.  Pregiudizio scaraventato via dalla scoperta della ricetta autentica. 
Uno dei posti che abbiamo replicato è stato La Vela, che serve un piatto gigante di assaggi di alcune delle specialità siciliane più famose che, da solo, risolve la cena a due.
Il miglior pane cunzato (una sorta di pane secco ammorbidito e condito con pomodori, olive, capperi, tonno, mozzarella o con quanto altro suggerisce la fantasia dello chef di turno) lo abbiamo assaggiato alla tavola calda La Papisca, mentre il miglior primo piatto, spaghettino con le patelle, lo abbiamo gustato ad Acquacalda al ristornate Il tramonto.

Busiate al pistacchio di E Pulera

Granita di Giovanni D'Ambra

Piatto del Caffè La Vela 

Spiedini di spada del Corallo

Cassatina. La Cambusa

Tiramisù del Corallo

Panini da Gilberto e Vera
Spiedini del Fancappero. Porticello

Caponatina da Trattoria del Vicolo


Pane cunzato della Trattoria della Papisca

Malvasia e biscottini al sesamo

Dopo questo viaggio, ribadisco la mia attrazione per il concetto di isola. L’isola è uno spazio sospeso tra cielo e mare, dove la socievolezza non è una merce di scambio o un inevitabile compromesso. È insito nella natura dei suoi abitanti. Su di un’isola non si può dare nulla per scontato e le cose, i servizi (anche quelli più banali) diventano fruibili, qui più che altrove, solo grazie alla collaborazione solidale e all’ingegno della comunità e a volte i ritmi e le alternative sono decise prima dalla natura, poi dall’uomo. Questo mi trasmette un senso di grande armonia e fusione. E’ bello immaginare che la fuga su un’isola possa sempre trasformarsi in un piano B.

Lungomare di Milazzo


Marina Corta. Lipari

B&B Il cappero. Lipari

Marina Corta. Lipari

Piscine di Venere. Vulcano

Spiagge bianche

White Beach

Pietra Liscia

Calette

Passaggi segreti

Valle Muria

Relax cristallino

Vulcano. Terme

Panarea

Stromboli. Sciara di fuoco 

Strombolicchio

Panarea 
“Perché l’isola? Perché è il punto dove io mi isolo, dove sono solo: è un punto separato dal resto del mondo, non perché lo sia in realtà, ma perché nel mio stato d’animo posso separarmene” (Giuseppe Ungaretti)
“Al mare la vita è differente. Non si vive di ora in ora ma secondo l’attimo. Viviamo in base alle correnti, ci regoliamo sulle maree e seguiamo il corso del sole” (Sandy Gingras)
“All’orizzonte di quell’oceano ci sarebbe stata sempre un’altra isola, per ripararsi…o per riposare e amare. Quell’orizzonte aperto sarebbe stato sempre lì, un invito ad andare” (Hugo Pratt)
“Nessuno comprende l’altro. Siamo, come ha detto il poeta, isole nel mare della vita; tra noi si inserisce il mare che ci limita e separa. Per quanto una persona si sforzi di sapere chi sia l’altra persona, non riuscirà a sapere niente se non quello che la parola dice – ombra informe sul suolo della sua possibilità di intendere” (Fernando Pessoa)

Sguardo su Salina


Pietra Liscia


Mare e rocce

Tramonto