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Aroma di caffè |
Oggi al posto del solito post (scusate il gioco di parole...) voglio
pubblicare un racconto a tema “caffè”. L’ho scritto un po’ di tempo fa, come
puro esercizio di scrittura. Ve lo offro come una tazzina di caffè da sorseggiare dopo pranzo
;-)
"Se ne accorsero tutti, dopo l’incontro con quel tipo che voleva
venderle un’autovettura d’epoca, che in lei era improvvisamente scattato
qualcosa di diverso. Una luce nuova, un taglio diverso di occhi, un’espressione
addolcita, i tratti ammorbiditi.
Quel giorno, quando conobbe Roger, doveva esistere una
congiunzione astrale particolarmente rivoluzionaria nel suo cielo.
A Lilith capita di prendere un caffè con uomini fascinosi di ogni
rango e grado; tanti suoi sottoposti, con la scusa di offrirle un caffè,
cercano di carpirle un appuntamento fuori dalle pareti della sua azienda. Mai
nessuno è riuscito a smuoverle dentro qualcosa di più, a seconda dei casi, di
un semplice moto di simpatia, di tenerezza, di imbarazzo, di fastidio. Tanti
clienti, fornitori, direttori o anche semplici corrieri passano nel suo ufficio
e al termine delle pratiche lavorative, quasi fosse una “conditio sine qua non”
per congedarsi, le chiedono: “Le posso offrire un caffè?”. Qualcuno, pensando
di apparire meno malizioso, si limita a un più tranquillo “Dottoressa, ci
prendiamo un caffè?”.
Nella maggior parte dei casi, complice la sua passione per l’aroma
della tazzina fumante, non riesce proprio a sottrarsi a nessuna di queste
tentazioni caffeinofile, a prescindere da chi se ne fa portatore.
E’ un triangolo di passioni non corrisposte: chi la invita è
tentato da lei -mica è una sprovveduta- lo sa benissimo di essere vista come
una preda appetitosa. Ma Lilith è tentata soltanto dalla caffeina.
Riesce a respingere gli attacchi di qualsivoglia genere di
tentazione: non è golosa, non è curiosa, non è influenzabile, né condizionabile.
Si ritiene impermeabile a qualunque tipo di dipendenza. Lei si basta da sola.
Quindi ha elaborato la teoria per la quale la sua non è dipendenza
da caffè. Ma scherziamo? Lei non dipende da niente e da nessuno. La sua è
semplice passione. Scelta. Non subìta. C’è chi ce l’ha per un uomo, per gli
uomini, per lo shopping, per le scarpe, per gli animali, per un hobby. Lei ha
scelto di vivere la passione per il caffè.
Lilith il caffè lo celebra. Lo onora. Gli porta rispetto,
considerazione. Quando le capita di sorseggiare un caffè scadente, lo fa subito
presente. Non potrebbe non rendere giustizia alla sua idea di perfezione
incarnata dal chicco tostato.
E quando, per rafforzare i suoi contatti di lavoro, le capita di
doversi recare all’estero, se sa di andare in un paese dove la qualità del
caffè espresso non eccelle, non dimentica mai di mettere in valigia, magari
arrotolato in una vestaglietta di seta e tra i suoi tanti accessori e le sue
creme giorno-notte, un pacchetto del suo
“oro in polvere” di colore marrone.
Perché limitarsi a considerarlo un’appendice della colazione? O
una scusa per sedersi al tavolino di un bar? O per fare pausa durante la
giornata lavorativa?
Fece in modo di sentire spesso Roger; con la scusa di trattare, di
perfezionare la compravendita, lo chiamava o lo faceva chiamare dalla sua
segretaria per chiedergli ora un documento, ora una precisazione, ora un dato
burocratico.
Di solito era formale, fredda, quasi distaccata, nelle trattative.
Ma con Roger non riusciva proprio a non far emergere, dal fondo
del suo carattere, qualche barlume di gentilezza.
Per la verità, era qualcosa di più di un barlume.
Improvvisamente si sentiva “interessata”, presente a qualcuno
mentre ci conversava.
Dopo settimane passate ad accordarsi per telefono, era giunto il
giorno del ritiro del mezzo. Di solito, per queste cose, c’erano i suoi
dipendenti, pronti a sistemare la faccenda e a dare esecuzione al
contratto.
Ma non poté resistere. Comunicò a Roger che sarebbe andata lei
stessa a ritirare la Bentley VI.
Anche da come un uomo sorseggia il suo caffè, lei intuisce le sue
potenzialità seduttive. Un uomo che sceglie il caffè d’orzo, lo etichetta
subito come un debole, un bambinone spaventato dalle emozioni forti. Se
qualcuno, a suo parere, versa troppo zucchero nella tazzina, non può essere un
tipo schietto, perché se ha bisogno di coprire il sapore del caffè, figuriamoci
quanto possa nascondere le sue emozioni.
L’uomo che non beve caffè non lo ha mai preso neppure in
considerazione. Per lei il passare dalla scodella di latte e Nesquik alla
tazzina del caffè rappresenta una sorta di svezzamento. Un ingresso ufficiale
nel mondo del gusto degli adulti.
Un uomo che trovi il caffè amaro troppo forte, non sarebbe in
grado, sempre secondo le sue bizzarre teorie, di proteggerla.
Non che ne abbia bisogno, a giudicare dalla fierezza e dalla
superba altezzosità con le quali, accresciute dai suoi tacchi vertiginosi,
dirige la sua rinomata e fiorente società di noleggio di automobili di lusso. I
suoi dipendenti, quasi tutti di sesso maschile, la trovano algida, sicura di
sé, sfuggente e allo stesso tempo rassicurante: immaginano, infatti, che con
una donna così non occorra portare sulle spalle nessun tipo di fardello costituito
da responsabilità, forza e coraggio. Queste qualità le incarna benissimo già da
sola.
Gran lavoratrice, senza ombra di dubbio.
La mattina è la prima ad arrivare in ufficio e la sera l’ultima ad
andarsene. Vuole tenere sempre tutto sotto controllo.
Ci tiene a incontrare personalmente, uno ad uno, tutti i clienti,
personaggi altolocati amanti del lusso sfrenato e del superfluo.
Al di là del campo di lavoro, non le rimane molto altro da
coltivare.
Il parrucchiere il martedì e il venerdì mattina. La palestra due
volte a settimana. Il massaggio orientale il sabato mattina. Qualche incontro
di lavoro. La domenica di riposo. Ogni tanto, qualche uomo che la corteggia la
porta al mare o in montagna ma, al di là dell’occasione che sfrutta con finta
ingenuità per restare fuori e godersi la natura, capita raramente che sia
davvero presente accanto al suo accompagnatore.
In genere, gli incontri di questo tipo, restano casi isolati.
Difficilmente concede all’ammiratore di turno una seconda opportunità.
Il fatto è che non crede agli amori provocati, non crede che
qualcosa possa nascere dopo. Lei lo capisce subito se un incontro può
trasformarsi in qualcosa di più costruttivo. E finora ha solo capito che non
esiste l’uomo giusto per lei. Almeno non nella piccola città di provincia, dove
è nata e vive.
Si è sempre immaginata al suo fianco un uomo di mondo, un
viaggiatore instancabile, qualcuno che sappia essere colto, fine, elegante,
emancipato, risoluto, insolente e un poco sfuggente, capace di accettare la sua
indipendenza e la sua poca propensione ai sentimentalismi. Lei è una donna
concreta, pragmatica, di polso.
Ovviamente
Roger era ben lieto di incontrarla. Ma, per la prima volta, Lilith non dava per
scontato che, dall’altra parte, ci fosse questa predisposizione.
Senza
perdere tempo, aveva fissato l’appuntamento; si era prenotata il viaggio in
treno in prima classe e non vedeva l’ora di sperimentare il sapore di un caffè
in compagnia di un uomo per il quale covava un certo interesse.
Una giornata autunnale, la nebbia sul lago e lei ad aspettare in
quella stazione fantasma. Erano anni che non sentiva i benefici emotivi di un’attesa
del genere. Dopo aver allontanato da sé ogni moto di passione, dopo avere respinto
uomini e l’idea stessa di un uomo accanto, scopriva l’ebbrezza di una pulsione
proveniente dal cuore.
Quel giorno però scoprì che l’unico uomo che senza far nulla aveva
stuzzicato la sua fantasia, al punto da spingerla ad andare lei stessa a cercarlo
fuori dalla sua azienda e addirittura in un’altra città, non beveva caffè. A
ben pensarci avrebbe potuto immaginarlo: non aveva mai fatto riferimento,
durante le loro conversazioni telefoniche, a un possibile appuntamento davanti
a una tazzina di caffè. Ma magari – aveva voluto credere – semplicemente non
sentiva il bisogno di usare la scusa del caffè per palesarle il suo interesse a
trascorrere un po’ di tempo insieme. Come poteva prendere in considerazione un
uomo come eventuale compagno di vita senza che questi provasse il desiderio di
condividere con lei il minimo e massimo piacere del suo quotidiano? Era un
segno del destino: non poteva esistere altra passione che non fosse quella
profumata di caffè.
O forse quella passione smisurata era un altro dei suoi alibi per
tenere chiunque fuori dall’orbita della vera Lilith? Può accettare i caffè che
i vari uomini le offrono, ma così come non ha mai accettato di mitigare con lo
zucchero l’amara verità del nettare bruno, così non è mai riuscita ad allentare
i nodi stretti intorno al suo cuore.
E così su quel binario fece deragliare una fantasia, un altro
brivido custodito nel suo inconscio, un mondo disordinato e confuso di emozioni
negate e illusioni respinte.
La sua è stata un’educazione molto rigida: mai una confidenza, un
moto di tenerezza tra lei, unica figlia di una famiglia benestante, e i suoi
genitori. Non ha mai visto sua madre e suo padre scambiarsi una carezza. Quasi
nemmeno incrociavano i loro sguardi. Erano persone evasive, di poche parole, di
ancor meno gesti affettuosi; persone che vivevano vite parallele e che si
trovavano intorno a un tavolo giusto il tempo di un pasto, quando non erano
altrove per motivi di lavoro, o pseudo tali.
Negli anni mai un fidanzamento ufficiale, mai che le fosse venuto
il desiderio di condividere i suoi giorni con qualcuno. Con tutti, anche con
quelli ai quali apparentemente stava concedendo una possibilità, si limitava al
massimo a una gita fuori porta.
Le è sempre piaciuto svegliarsi con l’aroma avvolgente del caffè:
le dà la sensazione di un abbraccio confortante, rassicurante. Poiché ha sempre
vissuto da sola, non c’è nessuno a mettere la caffettiera sul fuoco per
allietarle il risveglio. Allora ha comprato una di quelle macchinette moka
intelligenti: si accendono all’ora del mattino pre-impostata e così un
cavaliere fantasma, proprio mentre suona la sveglia, le soffia in camera il suo
profumo preferito.
L’altro momento della giornata in cui assapora meglio il rito del
caffè è quello del dopo cena, specie se consumato fuori casa.
Al ristorante, che sia sola, accompagnata o in comitiva, soltanto
a vedere arrivare quel piattino con la tazzina al centro, dissolve come un
miraggio tutte le tensioni della giornata.
Da autentica purista del caffè, lo gradisce tassativamente senza
zucchero. Può fare una concessione appena a un cucchiaino di spuma di latte,
quando ha voglia di un caffè più morbido. Ma fin dal suo primo incontro con il
caffè, non ha avuto tentennamenti nello scostare la bustina di zucchero.
Anche se non vi deve disciogliere nessuna sostanza dolcificante,
non si priva del gesto di girare la bevanda con il cucchiaino: le piace giocare
a rallentarne l’assunzione. Troverebbe oltraggioso ingurgitare il contenuto
della tazzina così, senza soste, senza diluizioni, senza centellinare il
piacere.
Alla scoperta che Roger non avrebbe mai sorseggiato insieme a lei
un caffè, lo lasciò andar via. Pur provando, per la prima volta, un
irresistibile trasporto verso un uomo, non ce la poteva fare.
Chiuse la trattativa e gli disse che non poteva rimanere in città
né per un aperitivo, né per un pranzo all’aperto, né per qualunque altra
proposta, perché doveva rientrare in azienda per una serie di appuntamenti.
Passò giorni, settimane, a respingere le sue telefonate.
Poi una mattina, entrando nel suo ufficio, trovò sulla sua
scrivania un mazzo enorme di fiori. Un fascio gigantesco, già posizionato
dentro un vaso scintillante di vetro di Murano. Ma erano fiori particolari. Da
lontano sembravano fiori di legno.
Lilith si mise a osservarli da vicino e, guarda! I petali dei
fiori non erano altro che chicchi di caffè.
Centinaia, migliaia di chicchi del suo amato caffè, attaccati con
precisione certosina a formare fiori.
Anche gli steli erano rivestiti di chicchi marroni.
Come l’ha scoperto? Chi gli ha svelato il mio segreto così
palesemente custodito?
Non c’è paura, preoccupazione sì. Avrebbe voluto mostrarsi, non
essere scoperta. Ma il gesto intrigante e galante alimenta la curiosità,
assopisce il desiderio razionale di venire a capo del mistero. Irrompe con una
forza di attrazione che cancella i limiti rassicuranti di quel che credeva di
sé.
E tuttavia non poteva ancora crederci: qualcuno aveva trovato un
modo così originale e fantasioso di offrirle il caffè. Non dentro la tazzina,
ma addirittura in un vaso da fiori.
Roger meritava davvero quella chance che aveva sempre negato a
tutti gli altri.
Ok, non beveva caffè: era completamente fuori scala per il suo
sistema di valutazione eppure…
I pianeti cambiano posizione, i soli cambiano posizione, gli
stessi sistemi astrali mutano secondo leggi che sono più antiche del tempo.
Lilith e il caffè non fanno eccezione."
E per accompagnare questo racconto, ho scelto una ricetta semplice ma capace di donare grande soddisfazione: la piada versione vegan.
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Piada |
Ingredienti (per 2 piade):
-
200 gr
di farina di farro integrale
-
Olio
evo, un pizzico di sale
-
½
cucchiaino di lievito istantaneo bio per pizze e torte salate
-
100 ml circa
di acqua tiepida
Unite
in una ciotola tutti gli ingredienti secchi. Aggiungete un cucchiaio di olio
evo e poco alla volta l’acqua (quanto basta per ottenere un impasto morbido ed
elastico).
Formate
una palla e lasciate riposare per una mezz’ora.
Stendete
poi con il mattarello due piade molto sottili. E bucherellate con una
forchetta.
Scaldate
una padella antiaderente e capiente.
Quando
è caldissima, adagiate la piadina e fatela cuocere da entrambi i lati girandola
spesso.
Quella
che vedete in foto è farcita con crauti in agrodolce. Ma la piada si presta a
qualunque tipo di farcitura.