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...leggendo... |
John
Fante invitava a chiedere alla polvere ciò che non si riesce a ricevere dalla
vita, dalle cose, dalle persone che ci circondano; forse essa è in grado di
suggerire una risposta razionale e soddisfacente agli interrogativi umani?
Perché
c’è ingiustizia nei sentimenti? Perché alcune persone si votano alla
sofferenza? Perché esistono gli emarginati, il male, i terremoti, la miseria,
la povertà? Perché un sogno non può essere trasferito nella realtà solo per
mano dello scrittore che gli dà forma, voce e quindi forza?
Perché
Arturo Bandini ama Camilla, che invece ama un altro uomo, tra l’altro
immeritevole e che lo respinge?
In
uno spazio compreso tra l’albergo sgangherato in cui vive, le strade polverose
di Los Angeles e luoghi tanto squallidi quanto pregni di veridicità, e in un
tempo che è quello della Grande Depressione, l’aspirante scrittore dà corpo ed
anima a personaggi perduti e irrequieti, folli e disperati, e con essi
interagisce, ora odiandoli, ora amandoli, ora inseguendoli, ora tentando di
salvarli o di cancellarli, proprio come
il deserto capace di spazzare via il
ricordo col vento, il caldo e il freddo.
In
ogni tempo, in qualunque città si trovi a vivere la sua esistenza…l’essere
umano è continuamente esposto alla grettezza, sua e di coloro in cui inciampa,
lungo il suo cammino.
La
passione, l’ispirazione, la creazione letteraria possono supplire alla fame di
risposte e al vuoto di fama dell’aspirante scrittore che qui diventa emblema
dell’uomo che tenta, con tutte le sue forze e i suoi mezzi, di barcamenarsi
nella giungla del vivere, alla disperata ricerca di un riscatto, di una
rivendicazione sociale.
E
se ciò che si desidera non lo si trova nella realtà…perché non inventarselo? Dentro
ad un romanzo tutto può andare esattamente come vorremmo. Ad una condizione: che a scriverlo siamo noi
stessi, con la penna o con l’immaginazione.
E
un romanzo può anche diventare un quadro, una musica, una poesia, un ricamo.
Un’esistenza
di mera superficie è esposta al logorio del tempo; in più ci sono polveri
sottili che ogni giorno si depositano dentro e fuori le pareti del nostro
spirito. L’espressione artistica, quando propria ed autentica, è lo strumento
in grado di donare colore, vivacità ed entusiasmo. E’ l’universo parallelo dove coltivare tutto ciò che ci dona energia per poi
impiegarle in quest’altro nostro universo, che sta sopra e sotto i nostri
piedi.
Ora,
tra una pagina e l’altra del vostro romanzo o tra un’ispirazione artistica e
l’altra, che ne dite di stuzzicare qualcosa?
Anche
in cucina può trovare sfogo la propria libera espressione.
Vi
propongo delle polpettine di quinoa alle verdure e cupoletta di gelato ai ceci.
...cucinando... |
CUPOLETTA DI GELATO AI CECI
Ingredienti:
-
1
confezione di ceci lessati
-
1 yogurt
di soia al naturale
-
2 cucchiai
di olio evo, un pizzico di sale
-
Limone
-
Origano
Basta
frullare gli ingredienti e versare il composto nei pirottini di carta. Lasciate
in freezer un quarto d’ora/venti minuti e poi servite, decorando con scorzette
di limone e semini di lino e/o girasole.
POLPETTINE DI QUINOA
Ingredienti:
-
quinoa
lessata
-
carote,
zucchine, patate
-
pangrattato
-
lievito
alimentare in fiocchi
-
erbe
aromatiche
-
olio,
un pizzico di sale
-
salsa
tamari
Lessate
la quinoa (per un tocco esotico, come liquido potete usare metà dose di acqua e
metà dose di latte di cocco). Vi
consiglio di prepararla in anticipo (la mattina o anche la sera prima) così si
amalgamerà meglio.
Lessate
le patate. Quando cotte, sbucciate, schiacciatele e fate raffreddare.
Grattuggiate
le carote e le zucchine. Fatele appassire in un tegame con un filo d’olio ed
erbe aromatiche a scelta. Insaporite con
la salsa tamari.
Riunite
poi la quinoa, le verdure e le patate in un ampio recipiente. Aggiungete il
lievito alimentare in fiocchi. Formate delle polpettine, passatele nel
pangrattato, ponetele in una teglia con la carta da forno e passatele in forno
caldo per 10/15 minuti.
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