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Tramonto presso i Templi di Paestum |
...quando
vorresti dire troppe cose, forse è il momento di dare voce al silenzio...quando
vorresti fare troppe cose, forse è il momento di fermare l'azione...
Il
nocciolo dello stress è quello: non sapersi fermare. E allora partono le corse,
i tanti, troppi input che si vogliono inseguire, le mille aspettative da non
deludere...che poi, spesso, le aspettative sono solo fantasmi creati dalla
nostra mente “(iper)perfezionista”. Quando si riesce a mollare la presa, ci si
imbatte in una scoperta sorprendentemente rassicurante: il mondo, la nostra
vita, va avanti lo stesso, anche se ci togliamo quelle
scarpe-da-corsa-tuttofare, se decidiamo di dimezzare gli appuntamenti, se
rimandiamo quell’impegno pseudo urgente a domani, se anziché entrare nel
turbinio isterico delle faccende scegliamo di adempiere ad un solo, essenziale,
imprescindibile, compito: respirare.
Nei
momenti in cui il corpo, la mente, tutto il nostro essere, sta rischiando il
tilt, l’unica cosa di cui dovremmo occuparci è il nostro respiro. Accorgersi di
esistere. In quei momenti, occorre solo riprendere contatto con la terra,
sentire che i piedi sono ben piantati a terra, che abbiamo delle mani con cui
sentire la nostra pancia, un naso con cui inspirare e una bocca dalla quale far
uscire l’aria, oltre a tutta quella polvere che lungo le corse del quotidiano
attiriamo sulle pareti del nostro corpo.
Lo
so, lo so: facile a leggersi nei manuali di yoga o a dirsi, ma nella pratica è
così difficile! E’ difficile eppure tanto banale interessarsi al proprio
respiro. Lo abbandoniamo lì, come un qualcosa che è inserito con il pilota
automatico e del quale non occorre preoccuparsi.
Solo
quando si cominciano ad avvertire i disagi legati ad una cattiva respirazione
(tensione all’addome, ansia, senso di confusione mentale, ecc.) ci si rende
conto che quel pilota automatico, in realtà, ha bisogno del nostro intervento.
E
non serve nemmeno chiudere il mondo fuori e stendersi su un tappetino (…anche
se a volte è una bella cosa anche questo…) per imparare, man mano, a respirare
bene; basta portare l’attenzione dentro questa semplice azione. Qualunque cosa
si stia facendo, proviamo a non perdere il contatto con il nostro respiro,
accompagniamolo affinchè esso, a sua volta, ci conduca verso un auspicabile
stato di calma consapevole.
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Attimi che tolgono il respiro (anzi che lo valorizzano ;-)) |
E
a proposito di calma…vi propongo una ricetta che ha davvero bisogno di calma e
di attenzione per la sua preparazione.
Pulire
accuratamente le foglie della cicoria, lavarle una ad una, lessare e ripassare
la verdura…non mi si venga a dire che non si può praticare meditazione anche cucinando...(purchè
lo si faccia “essendoci”, respirandovi dentro)!! ;-)
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Vellutata di lenticchie rosse decorticate con cicorietta saltata |
Ingredienti:
-
lenticchie
rosse decorticate biologiche
-
1 patata
lessa
-
aromi
-
succo di
limone
-
lievito
alimentare secco
-
cicoria
-
olio,
sale, peperoncino e semi di sesamo
-
salsa
tamari o di soia
Preparazione:
Per
la cicoria: dopo averla lessata, ripassatela in padella con olio, un pizzico di
sale, peperoncino e semi di sesamo (io li aggiungo sempre verso la fine).
Tenetela da parte e poi la adagerete sopra la vellutata.
Per
la vellutata: dopo aver cotto le lenticchie rosse (in una pentola con acqua
leggermente salata, cipolla e sedano. 2 volumi di acqua per ogni volume di
lenticchie) e lessato la patata, frullate con il minipimer lenticchie e patata,
aggiungendo aromi a piacere (io ho usato origano e mentuccia), succo di ½
limone, un cucchiaio di lievito alimentare secco e un filo di salsa tamari o di
soia. Se occorre aggiungete un filo di latte di riso (se invece è troppo
liquida stemperate con un cucchiaio di farina di riso o amido di mais) e
impiattate con un filo d’olio extravergine di oliva.
Servite
la vellutata con la cicoria ripassata e crostini di pane.
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