Le
Eolie sono pietre preziose di terra incastonate nel mare cristallino della
Sicilia. Di tutte le esperienze e le emozioni vissute in dieci giorni, per
prima cosa voglio celebrare la calda accoglienza e l’ospitalità degli isolani.
Non c’è stato luogo, pubblico o privato, in cui non abbia trovato un sorriso
sincero o un modo generoso di ottenere indicazioni e consigli.
Il
viaggio per approdare a Lipari è stato piuttosto lungo, se consideriamo che tra
l’uscita di casa in direzione aeroporto di Fiumicino e l’attracco al porto di
Lipari ci sono volute circa 10 ore; dopo l’atterraggio a Catania, un transfert
ci ha portati fino a Milazzo e lì abbiamo dovuto attendere un paio di ore prima
di poterci imbarcare sul traghetto. Comunque l’attesa è stata sfruttata in modo
proficuo: una passeggiata sul lungomare di Milazzo, un pranzetto a base di
arancino al pistacchio e un caffè in un bar storico vicino al porto.
Dopo
un’ora circa di navigazione, ecco stagliarsi di fronte a noi le coste di
Lipari, l’isola più grande e frequentata delle Eolie.
Scesi
dal traghetto, ci imbattiamo nel primo incontro che si rivelerà fondamentale
per i successivi dieci giorni: quello con Emilio, uno dei gestori del B&B Il cappero che ci è venuto a
prendere per accompagnarci col pulmino alla struttura. Faccia simpatica, modi
schietti, diretti e rilassati; la sua accoglienza, insieme a quella dei suoi
colleghi Oscar e Maria, ci ha fatti sentire durante l’intero soggiorno più
ospiti che clienti della struttura. I tre ragazzi gestiscono il B&B con
abile professionalità e con quella passione che, nelle strutture ricettive, fa
la differenza. Il B&B è situato in una zona tranquilla e silenziosa,
distante dal porto e dal centro circa quindici minuti di passeggiata.
La
camera è stupenda: ampia, fresca, con arredamento bianco, moderno e ben due
affacci sul mare: una veranda spaziosa e un altro balconcino che si affaccia
sul giardino fiorito del B&B.
La
prima tappa, il cosiddetto Osservatorio,
consigliatoci da Oscar come uno dei punti panoramici più belli, ci toglie il
fiato. Sia perché per arrivarci, ci siamo dovuti inerpicare lungo un sentiero
con una pendenza non trascurabile sia perché, una volta giunti in cima, lo
spettacolo che si presenta davanti ai nostri occhi ci toglie, appunto, il fiato
e le parole.
Dall’alto
si distinguono le sagome di tre isole: Vulcano, Panarea e Stromboli. Un
abbraccio della natura che ci fa immergere nel mare, disegnare i profili delle
isole e delle colline di Lipari, perderci nel sole che sta tramontando.
Dopo
questa visione, affrontiamo il tragitto del ritorno che, essendo in discesa, è
decisamente meno faticoso. Il tempo di una doccia e ci ritroviamo a cena nel
primo di una lunga lista di ristoranti raccomandati e consigliabili: E Pulera. Atmosfera di classe, tavoli
in ceramica siciliana e lampade antiche ad illuminare l’ambiente. Ceniamo sotto
un albero di chinotto: un carpaccio di tonno che si scioglie in bocca e le
busiate (una pasta fresca acqua e farina) col pesto di pistacchio che ha un
giusto mix di dolcezza e salinità. Ci concediamo anche un assaggio di
pasticceria secca siciliana insieme alla mitica Malvasia, simbolo e vanto di
queste terre, insieme ai capperi, ai cucunci (frutto del cappero) e ai
cuccumeri (un ortaggio a metà strada tra il cocomero e il cetriolo).
I
giorni a seguire sono stati scanditi da gite in barca o dalla scoperte di
calette suggestive che abbiamo di volta in volta raggiunto via mare grazie al
servizio di taxi boat “Luana”.
Le
sere in cui non eravamo impegnati con i ritorni dalle escursioni, le abbiamo invece
trascorse passeggiando e immergendoci nella vivacità del centro di Lipari e
soprattutto di Marina Corta, la zona che ho preferito. Botteghe di artigianato,
molti locali con musica dal vivo, un bel via vai di turisti, soprattutto
francesi.
In
pochi minuti di navigazione da Calandra, il ritrovo delle barche presso
Canneto, località a pochi chilometri dalla zona centrale di Lipari, abbiamo
raggiunto in più occasioni le Spiagge
Bianche. Una prima volta avvalendoci dei servizi dello stabilimento BluLounge, ben organizzato e dall’atmosfera
rilassante; un’altra facendoci lasciare in una spiaggetta deserta, quella di Pietra Liscia, senza attrezzature,
senza gente, senza niente. Solo il mare, una lingua di spiaggia e alle spalle
quello che resta degli antichi stabilimenti di pietra pomice, da anni in
disuso. Una parentesi alla Robinson Crusoe, allietata da letture e da
riflessioni con lo sguardo perso verso l’orizzonte.
Un
altro giorno ci siamo fatti lasciare alla spiaggia di Porticello, altro angolo di paradiso incontaminato, sempre lungo il
tratto di costa delle ex cave di pietra pomice; lì abbiamo gustato un ottimo pranzo
presso l’unico ristorante su quel tratto di spiaggia, Il fancappero, a gestione familiare: accoglienza divina, sapori
genuini e cucina casereccia. Le chiacchiere
con la proprietaria, la signora Adriana, originaria di Sulmona e trasferitasi
lì per amore dell’isola, insieme al suo compagno Marco, cuoco del locale, sono
state il dessert gradevole, al pari delle loro pesche alla Malvasia.
Le
escursioni più lunghe sono state quelle affrontate sulla Ulisse 1, barca guidata dal simpatico ed estroso comandante
Salvatore e dal marinaio Andrea, esperto nel lancio delle meduse. Quando
qualcuno dell’equipaggio ne avvistava qualcuna in mare che avrebbe disturbato
la nostra sosta bagno, Andrea si tuffava, catturava a mani nude la “fitusa”,
come viene chiamata qui la medusa, e la scaraventava a distanza di sicurezza.
Con
la Ulisse abbiamo fatto le gite a Vulcano, a Panarea, a Stromboli, a Salina e
circumnavigato tutta la costa sud occidentale di Lipari, ricca di calette con
acque cristalline, grotte (come quella detta “del cavallo”, la grotta azzurra o
quella “dell’amore” attorno alla quale, come canzonava il comandante, si cela
la leggenda che in quell’anfratto marino “si entra in due e si esce in tre”) e
faraglioni che, stagliandosi sulla superficie del mare con forme particolari, suggeriscono
figure mitologiche o animalesche.
|
Ulisse 1 |
|
Veduta Osservatorio |
|
Altra veduta Osservatorio |
|
Vulcano e Vulcanello dall'Osservatorio |
|
Finestre sul mare. Pietra Liscia |
Vulcano è un’isoletta abbastanza selvaggia. Il
centro si sviluppa nei pressi dell’attracco delle imbarcazioni; c’è qualche negozietto,
alcuni bar, banchetti di souvenir e un supermercato. Un odore acre di zolfo vi
accoglie e vi stimola a provare, al costo di 3 euro, l’esperienza dei fanghi e
delle acque sulfuree nella Pozza dei Fanghi delle Geoterme (vi raccomando, non
più di venti minuti e, come ci aveva suggerito Concetto, un simpatico venditore
di calamite prodigo di consigli, senza respirare i gas sulfurei per evitare
malesseri). Unico effetto collaterale: dopo i fanghi tocca buttare il costume e
l’abbigliamento indossato perché, vi assicuro, quell’odore non va più via,
nemmeno dopo ripetute lavatrici. A Vulcano, ci rilassiamo alle Spiagge Nere, così chiamate perché
essendo di origine vulcanica, la loro sabbia è, appunto, nera. Qui i fondali
sono bassi e sabbiosi, l’acqua è cristallina, ci sono ampi spazi di spiaggia
libera ma, volendo, anche stabilimenti con i servizi.
A
Panarea, presso Calajunco, ho fatto uno dei bagni più belli, in acque verdi e
trasparenti. La visita dell’isola, invece, si è rivelata un po’ deludente. Essendo
presa d’assalto dai turisti che sbarcano a flotte e si riversano nel suo esiguo
spazio di terra, la passeggiata nei vicoli stretti diventa un po’
claustrofobica, anche per il continuo passaggio delle macchinette elettriche
dei taxi o dei mezzi utilizzati dalle strutture ricettive.
Stromboli e Salina
sono le isole che ci hanno trasmesso più il senso di autenticità e di spirito
incontaminato.
La
sosta sotto la sciara di fuoco di Stromboli è stato uno dei momenti più emozionanti.
In mezzo al mare, da una parte un sole rosso fuoco che pian piano si immergeva
nel mare e dall’altra “Iddu”, come viene soprannominato qui il vulcano, che ha
regalato due o tre esplosioni suscitando in tutti noi, spettatori in mezzo al
mare, un mix emozionale di timore, adrenalina e fascinazione.
Un
giorno intero siamo stati a bordo della barca di Barni, insieme ad una coppia
di Treviso e a tre simpatiche ragazze siciliane. Dopo aver girato in lungo e in
largo alcune delle calette più belle di Lipari e dopo una sosta paradisiaca
presso le Piscine di Venere a Vulcano, siamo andati a pranzare tutti insieme
presso Valle Muria, un luogo
incontaminato e dall’aspetto selvaggio dove solo il servizio di Barni consente
di fruire comodamente della spiaggia di sassi e di una pausa ristoro. A parte
il suo piccolo e accampato chiosco dentro una grotta, non c’è altro in quella
zona. La natura, la roccia e il mare sono i protagonisti assoluti di questo
quadro impressionista.
A
Salina, alle piscine salate e di fronte
alla spiaggia di Pollara (che fu set del film “Il postino”), i bagni di mare
più intensi. Mentre ci siamo allontanati con la barca dalle coste di Salina, ho
percepito chiaramente nascere in me un sentimento di dolce malinconia, quelle
emozioni che mi sorprendono quando sento che una parte di me resterà ancorata a
certi colori, a certe visioni, a quelle suggestioni della natura che ci fanno
immergere nella poesia viva delle cose.
Mi
sono letteralmente innamorata dei luoghi e delle atmosfere eoliane. Nei miei
occhi ho ancora davanti le mille gradazioni di blu e di verde del mare, le
pennellate ora selvagge ora raffinate lungo i profili delle diverse isole; ho
registrato nella memoria sensoriale sapori, odori, la fatica di certe salite,
il calore di certe chiacchierate, il vento in faccia e il sale sulla pelle
durante le attraversate in barca. Ricordi ai quali attingerò quando mi servirà
pensare a qualcosa di bello o quando vorrò proiettarmi in un luogo dell’anima. In
quei giorni tutto aveva un’aura magica: quella che si stende sui momenti di
libertà e spensieratezza e consente di accorgersi della bellezza, dei luoghi,
del tempo.
Come
quelli vissuti sulla terrazza di Chiesa
Vecchia, nei pressi di Acquacalda, località sul lungomare a nord di Lipari.
Trattasi di un altro punto panoramico da dove, nelle giornate di cielo limpido,
si riescono a vedere i contorni di tutte le isole: Salina, Filicudi e Alicudi
da una parte e Panarea, Stromboli dall’altra.
Un
affaccio che sa di infinito.
|
Vista da Chiesa Vecchia |
Per
quanto riguarda la parte gastronomica, infine, in questo post sostituisco il
consueto spazio dedicato ad una mia ricetta con una rassegna scritta e
fotografica di tutte le prelibatezze gustate in questa vacanza alle Eolie.
Le
granite più buone le abbiamo assaggiate, a Lipari, presso la gelateria Giovanni D’Ambra e alla caffetteria La Vela, mentre a Canneto, presso il Bar Tano che, ad onor di cronaca, ci ha
servito la brioche con il tuppo più buona. A Panarea, per la granita ci siamo
fidati del consiglio di Salvatore e abbiamo fatto sosta al Bar Carola, in zona porto. Granita buona, ma brioche non
all’altezza.
Il
cannolo più goloso se lo aggiudica, invece, il ristorante “La Conchiglia”, collocato in un angolo del porto di Lipari, gestito
dal signor Stefano che già con le sue presentazioni delle pietanze sa farti
pregustare la genuinità e la passione della sua cucina.
Per
il panino più buono cito un’osteria che è un’istituzione in quel di Lipari: Da Gilberto e Vera. Panini della
tradizione, tavoli in legno, atmosfera rilassata e una fama che, tramite le recensioni
e il passaparola, si è estesa ovunque, anche fuori dai confini dell’isola. Qui
ci dicono, arrivano i turisti dalla Germania o da altre parti del mondo, per
assaggiare uno dei mitici panini piastrati e croccanti di Gilberto,
accompagnato da un calice di vino che l’oste consiglia in base al panino scelto.
Voglio
citare quattro ristoranti dall’atmosfera fine, elegante, rilassata dove abbiamo
gustato degli ottimi piatti a base di pesce: La trattoria del vicolo, L’Anfora,
Il Corallo e La Cambusa. Il Corallo vince per gli spiedini di spada più gustosi
e un tiramisù insolito e delizioso; la Cambusa per una cassatina che ha ribaltato
il mio pregiudizio su questo dolce, che ho sempre considerato, appunto, troppo
dolce, al limite dello stucchevole.
Pregiudizio scaraventato via dalla scoperta della ricetta autentica.
Uno
dei posti che abbiamo replicato è stato La Vela, che serve un piatto gigante di
assaggi di alcune delle specialità siciliane più famose che, da solo, risolve
la cena a due.
Il
miglior pane cunzato (una sorta di pane secco ammorbidito e condito con
pomodori, olive, capperi, tonno, mozzarella o con quanto altro suggerisce la
fantasia dello chef di turno) lo abbiamo assaggiato alla tavola calda La Papisca, mentre il miglior primo
piatto, spaghettino con le patelle, lo abbiamo gustato ad Acquacalda al
ristornate Il tramonto.
|
Busiate al pistacchio di E Pulera |
|
Granita di Giovanni D'Ambra |
|
Piatto del Caffè La Vela |
|
Spiedini di spada del Corallo |
|
Cassatina. La Cambusa |
|
Tiramisù del Corallo |
|
Panini da Gilberto e Vera |
|
Spiedini del Fancappero. Porticello |
|
Caponatina da Trattoria del Vicolo |
|
Pane cunzato della Trattoria della Papisca |
|
Malvasia e biscottini al sesamo |
Dopo
questo viaggio, ribadisco la mia attrazione per il concetto di isola. L’isola è
uno spazio sospeso tra cielo e mare, dove la socievolezza non è una merce di
scambio o un inevitabile compromesso. È insito nella natura dei suoi abitanti.
Su di un’isola non si può dare nulla per scontato e le cose, i servizi (anche
quelli più banali) diventano fruibili, qui più che altrove, solo grazie alla
collaborazione solidale e all’ingegno della comunità e a volte i ritmi e le
alternative sono decise prima dalla natura, poi dall’uomo. Questo mi trasmette
un senso di grande armonia e fusione. E’ bello immaginare che la fuga su
un’isola possa sempre trasformarsi in un piano B.
|
Lungomare di Milazzo |
|
Marina Corta. Lipari |
|
B&B Il cappero. Lipari |
|
Marina Corta. Lipari |
|
Piscine di Venere. Vulcano |
|
Spiagge bianche |
|
White Beach |
|
Pietra Liscia |
|
Calette |
|
Passaggi segreti |
|
Valle Muria |
|
Relax cristallino |
|
Vulcano. Terme |
|
Panarea |
|
Stromboli. Sciara di fuoco |
|
Strombolicchio |
|
Panarea |
“Perché
l’isola? Perché è il punto dove io mi isolo, dove sono solo: è un punto
separato dal resto del mondo, non perché lo sia in realtà, ma perché nel mio
stato d’animo posso separarmene” (Giuseppe Ungaretti)
“Al
mare la vita è differente. Non si vive di ora in ora ma secondo l’attimo.
Viviamo in base alle correnti, ci regoliamo sulle maree e seguiamo il corso del
sole” (Sandy Gingras)
“All’orizzonte
di quell’oceano ci sarebbe stata sempre un’altra isola, per ripararsi…o per
riposare e amare. Quell’orizzonte aperto sarebbe stato sempre lì, un invito ad
andare” (Hugo Pratt)
“Nessuno
comprende l’altro. Siamo, come ha detto il poeta, isole nel mare della vita;
tra noi si inserisce il mare che ci limita e separa. Per quanto una persona si
sforzi di sapere chi sia l’altra persona, non riuscirà a sapere niente se non
quello che la parola dice – ombra informe sul suolo della sua possibilità di
intendere” (Fernando Pessoa)
|
Sguardo su Salina |
|
Pietra Liscia |
|
Mare e rocce |
|
Tramonto |