Il fuoco deve scaldare non spegnere speranze |
L’eco delle bombe e degli spari risuona in vallate rese aride
dall’odio; nuvole di fumo si alzano dalla terra arsa; carcasse di ferro,
palazzi distrutti, sirene lancinanti, lacrime, il dolore che deforma i volti di
chi urla e che fa voltare per lo sdegno noi, spettatori inermi di tale scempio,
che non abbiamo quasi il coraggio di capire, e cambiamo canale…
Questo è il male che veste di morte ogni cosa che incontra.
Questo è il quadro dipinto col sangue di uomini da altri uomini
che hanno perso la loro umanità lungo quel cammino lastricato da prevaricazione
e violenza.
E mentre politici di ogni schieramento e personaggi illustri di
ogni orientamento si interrogano, incravattati attorno a tavoli di cristallo,
davanti a microfoni aperti sul mondo e confortati da bottiglie di acqua
minerale, sulle strategie da adottare per trovare una qualche ragionevole
soluzione a questa apocalisse, altri uomini, armati di kalashnikov o muniti di
qualche telecomando diabolico, mandano all’aria quotidianamente, in angoli
spesso ignorati anche dalle cartine geografiche (o geopolitiche), propositi,
buon senso e quelle briciole di umanità rimaste sul fondo delle tasche del
mondo.
Ma quale rispetto della vita altrui ci si può aspettare da chi non
ha rispetto nemmeno della propria vita?
Ovunque ci sono focolai di questa cattiveria: Paesi coinvolti in
guerre, regioni e province autonome che lottano per l’indipendenza, gruppi
ribelli che alterano equilibri o disequilibri che alimentano gruppi ribelli.
E’ il trapasso verso l’inferno? E’ il prezzo dell’impotenza
davanti alla cattiveria umana che spesso può addirittura contare su mezzi, armi
e lasciapassare, concessi e talvolta forniti sotto banchi sporchi e di ipocrita
ignoranza?
La tentazione di cedere allo sconforto, alla rassegnazione
passiva, alla disperazione, alla paura e all’angoscia è umana.
Ma a contrasto netto e dissonante con le barbarie di ogni tempo e
di ogni luogo, mi metto davanti agli occhi il precetto
della strofa didattica di Gajarati che fu il principio guida di Gandhi con
l’aspirazione che dagli occhi possa penetrare nel mio spirito ancora così poco
evoluto per non cedere a pensieri che mi trascinerebbero verso territori inquinati
da quella stessa violenza e vendetta che mi ripugna:
“Per una
scodella d’acqua,
rendi un
pasto abbondante;
per un
saluto gentile,
prostrati
a terra con zelo;
per un
semplice soldo,
ripaga
con oro;
se ti
salvano la vita,
non
risparmiare la tua.
Così
parole e azione del saggio riverisci;
per ogni
piccolo servizio,
dà un
compenso dieci volte maggiore.
Chi è
davvero nobile,
conosce
tutti come uno solo
e rende
con gioia bene per male”.
(M.K.Gandhi, L’Arte di Vivere).
I panorami che vorremmo sempre vedere |
Davanti a discorsi del genere, la fame passa. Ma questo è pur
sempre un blog di cucina e allora lascio la penna e i pensieri pesanti sul
tavolo e inforco posate e padelle per presentarvi la ricetta leggera di oggi.
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Crema di zucca e patate con nocciole e aceto balsamico |
Ingredienti:
-
zucca
-
patate
-
olio, sale, rosmarino
-
qualche nocciola
-
aceto balsamico
Preparazione:
Lessate le patate. Tagliate a pezzi la zucca e fatela cuocere in
un tegame (col coperchio) con olio, sale, rosmarino e poca acqua.
Quando le patate e la zucca saranno cotte, frullatele insieme e
amalgamate per bene e a fuoco basso eventualmente aggiungendo: a) un filo di
latte di riso (o di acqua) se è troppo densa; b) un cucchiaio di fecola di
patate se è troppo liquida.
Servite la crema di zucca e patate decorando con qualche nocciola
spezzettata e un filo di aceto balsamico.
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