martedì 7 giugno 2016

...FAVIGNANA...


Lo sguardo si perde nel blu
Cronaca di un viaggio isolano. Volo Roma/Palermo. Transfert in pulmino fino a Trapani. Manca un’ora all’imbarco, giusto il tempo di recarsi alla rosticceria più buona di Trapani (a detta del simpatico autista che sicuramente confermo) e inauguriamo la scoperta dei sapori di Sicilia: un arancino allo scoglio e uno al nero di seppia. Nell’avvolgente panatura e nel cuore che sa di pesce e sa di mare è racchiusa la differenza tra il mangiare un cibo locale direttamente sul posto e tentarne l’approccio altrove. Non c’è paragone.
30 minuti di navigazione, giusto di tempo di vedere naufragare le preoccupazioni del quotidiano tra le onde del mare che battono forte sulle vetrate dell’aliscafo e arriviamo a Favignana. Isola selvaggia che ci coccola appena messi i piedi a terra. Ho letto recensioni entusiastiche su un certo caffè al pistacchio del Bar du Marinaru e non posso perdermi il collaudo.
Fantastico! Il bar del porto sa certamente come viziare i turisti e far iniziare alla grande il soggiorno sull’isola. Un bicchierino che è un trionfo di golosità: crema al pistacchio e caffè sapientemente dosati, da mescolare con cura e sorseggiare con calma e “senza zuccherare”, raccomanda il simpatico gestore del bar ad ogni cliente…golosità che ci fa arrivare ultimi al transfert diretto all’albergo. Ma come ricorda il barman del Marinaru “qua si deve entrare senza avere fretta e senza portare problemi”. Per un caffè del genere, ben si può correre il rischio di venire bacchettati da turisti frementi di arrivare al loro albergo. Viziarsi con piccole cose è parte stessa del sentirsi in vacanza. Quindi chiediamo scusa per l’attesa e via…si parte in direzione Hotel Favignana.
Hotel in posizione ideale: nel mezzo, tra il centro del paese e tutte le principali calette e lidi dell’isola.
In bicicletta e in scooter la percorriamo in lungo e in largo, attraversando leggeri le ali di questa isola a forma di farfalla. Un versante più morbido, più attrezzato e più popolato e l’altro più selvaggio, meno battuto, più solitario e anche più difficile da percorrere.
Lasciamo le nostre orme in posti molto diversi tra loro; ce n’è per tutti i gusti.
Tramonto al Lido Burrone
Cala Rossa
Cala Rossa

Cala Azzurra
Faro di Punta Sottile

Punta Longa

Sagra del cannolo siciliano
Lido Burrone con il suo lembo di spiaggia di sabbia dal quale godiamo il più bel tramonto; Cala Rossa con le scogliere affacciate sul mare dalle tonalità che sembrano rubate alla tavolozza di un pittore; Cala Azzurra con sabbia bianca, fondali bassi e che nulla ha da invidiare a certi scenari esotici; Bue Marino, per accedere al quale si percorre in bicicletta un sentiero nel mezzo della campagna favignanese.
E ancora Punta Sottile, con il faro a ingentilire lo scenario aspro e solitario; Punta Longa con le sue acque cristalline e i suoi angoli di natura incontaminata, così come Cala Rotonda e Cala Grande.
A sovrastare l’isola, il monte Santa Caterina, con il suo omonimo e imponente Castello. Oltre alle sue calette e ai suoi spazi sconfinati nel verde e nel silenzio, si caratterizza per le sue cave di tufo pregiato, per l’ex stabilimento della tonnara di Favignana e Formica (oggi adibito a museo, ben ristrutturato, con molte sale e suggestioni digitali, audio e video), il carcere di San Giacomo, il suo centro storico sempre vivo e brulicante di gente che si gode il passeggio e i sapori dell’isola (e della Sicilia in generale) nei vari locali e  ristoranti situati nei vicoli e soprattutto nelle due piazze principali, Piazza Europa e Piazza Matrice.
Degne di nota le pietanze più gettonate dell’isola: le busiate (un tipo di pasta lunga, acqua e farina, che ricorda vagamente un fusillo molto allungato) che vengono condite nei modi più disparati (allo scoglio, con pesto trapanese, con le sarde, il pesto di pistacchi o con ragù di pesce e, a volte, con l’aggiunta di muddica), il cous cous con il pesce, la caponata, il tonno in agrodolce con la cipolla e, tanto per non farsi mancare anche la dolcezza, i cannoli, cassatine e cassatelle a gogò. Nessun locale si fa mancare questo trittico.

Caponata
Busiate

Cin cin
E dopo aver deliziato gli occhi con i panorami marini, le braccia con le lunghe nuotate nel blu, le gambe con le pedalate verso la libertà, la pancia con le tante proposte culinarie, le orecchie con il tono suadente del dialetto siciliano, ogni sera portiamo il naso all’insù per far rilassare la mente in maniera assoluta: il cielo diventa un tappeto scuro dove le stelle sembrano essere state accese da un mago dell’illuminazione notturna, talmente se ne vedono tante, belle e luminose. Uno spettacolo precluso nelle grandi città, dove le luci artificiali e l’imponenza delle costruzioni non permettono di godere delle meraviglie del cielo notturno.  
L’atmosfera essenziale tipica delle isole riesce sempre ad inebriarmi e anche Favignana mi conquista, mi nutre l’anima, disseta la mia sete di natura e mi fa sentire libera, un po’ meno coi piedi per terra e un po’ di più con le ali sulla schiena. Libertà non è un concetto astratto. E’ uno sguardo che può spingersi oltre la linea dell’orizzonte, è un cuore leggero e felice, è un sentirsi proprio dove si è, una completezza incondizionata, una comunione con l’azzurro del mare, del cielo, del verde e dei colori che la natura crea e che l’uomo può solo tentare di riprodurre.

La ricetta che vi propongo oggi è un ciambellone alla marmellata e lamelle di mandorla. Un passepartout per le colazioni di tutto l’anno. 
Ciambella rustica 
Ingredienti:
-       100 gr di farina di kamutt integrale
-       100 gr di farina di avena integrale
-       50 gr di farina di riso integrale
-       due cucchiai di fecola di patate
-       1 cucchiaino di bicarbonato
-       1 cucchiaino di aceto di mele
-       100 gr di zucchero di canna integrale
-       250 ml circa di latte di riso o di soia
-       Marmellata ai frutti di bosco
-       Lamelle di mandorla
-       30 ml di olio di mais


Riunire in una ciotola e mescolare le farina, la facola e lo zucchero di canna. Nel centro aggiungere un cucchiaino di bicarbonato e versarvi sopra il cucchiaino di aceto di mele. Mescolare con cura. Aggiungere pian piano l’olio di mais e il latte vegetale fino a formare un composto né troppo liquido né troppo denso.
Versare l’impasto nella tortiera da ciambellone, adagiarvi tutto intorno delle cucchiaiate di marmellata e cospargere con lamelle di mandorla.
Infornare a forno caldo a 180^ per circa 30/40 minuti. Prova stecchino prima di spegnere. 

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