venerdì 29 marzo 2013

...LEGGERA COME UNA COLOMBA....VEGAN....


ALLA SERA
(U.Foscolo)
Forse perché della fatal quïete
Tu sei l'imago a me sì cara vieni
O sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,

E quando dal nevoso aere inquïete
Tenebre e lunghe all'universo meni
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme

Delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.

Tutto ciò che durante il giorno ci inquieta…pare placarsi al calare delle luci…
Nel blu della notte…immergiamo i dubbi, le paure, le ansie del dì…
i pensieri che si addensano dentro di noi si disperdono nell’aria come polline trasportato dal vento…
una scia di tranquillità ci conduce verso atmosfere più liete, più autentiche, più libere, più vere…
e… il ruggire del guerriero si trasforma in un canto soave…
è la pace dell’anima
il suo ristoro
la sua sosta
dopo i vagheggiamenti e le intemperie del quotidiano daffare…

In questi giorni di rinnovamento, di pasqua, di cambi di luce, di orario,di stagione e di vestiti, vi auguro di trovare oasi di pace da vivere ed assaporare sia alla luce del giorno che nella penombra della sera.
E per allietare questi momenti, vi propongo una fettina di colomba, quest’anno in versione vegan.

Ingredienti:
500 g di farina (ho usato 100 g
di manitoba, 300 g di kamutt e 200 di kamutt integrale)
70 g di mandorle spezzettate (+ qualche mandorla intera come decorazione)
2 arance sia il succo che la buccia grattugiata
120 ml di sciroppo d’agave
100 ml di olio di semi di girasole
2/3 di cubetto di lievito fresco biologico
100 ml circa di acqua tiepida e 100ml di latte di mandorla (mescolati)
Procedimento:
Prima di tutto sciogliete il lievito fresco nel latte di mandorla con l’aggiunta dell’acqua tiepida e lasciare riposare. In una ciotola versare le farine, la buccia grattugiata delle 2 arance e le mandorle spezzettate. In un altro recipiente versare l’olio, lo sciroppo d’agave e il succo delle 2 arance e mescolare bene. Ora unite gli ingredienti asciutti con i liquidi e a questo punto aggiungete la miscela con il lievito. Impastate con l’aiuto di una forchetta per 5-6 min poi coprire l’impasto con un panno e lasciatelo riposare al caldo per 1 ora. Dopo riprendete l’impasto, lavoratelo di nuovo con la forchetta per qualche minuto e versatelo nello stampo per colomba e guarnitelo con zucchero di canna e mandorle intere. Coprite lo stampo con l’impasto con un panno e lasciate riposare un’ altra ora. A questo punto infornate la colomba per 40 minuti circa: i primi 20 min a 160°, gli altri 20 min a 180°. Controllate la cottura con lo stecchino.




lunedì 25 marzo 2013

UNA MOSTRA...


Oggi vi voglio segnalare una mostra che è allestita al Vittoriano, a Roma, presso la sala Zanardelli (ingresso gratuito); durerà ancora qualche giorno, quindi affrettatevi! Una mostra dedicata ad uno dei personaggi più amati, dalla città di Roma e non solo. Lui a Roma ci è nato, ci ha vissuto, ha recitato nelle sue piazze più belle, ha scritto pezzi di vita romana ed elaborato riflessioni, intrise di ironia e crudo realismo, su vizi, virtù, usi e costumi italiani, e romaneschi in particolare. 
Ho un ricordo tenero legato al mio primo, fortuito ed unico incontro con il grande Alberto Sordi.
Non ricordo esattamente quanti anni fa avvenne…forse 11, 12…neanche vivevo a Roma, a quel tempo. Mi trovavo nella Capitale per una breve vacanza.
Un amico aveva organizzato, per me ed altri due amici, una visita presso gli stabilimenti di Cinecittà, dove lavorava (e lavora) come tecnico delle luci. Sapeva che quel giorno, in una delle salette di montaggio, c’era Alberto Sordi. Così ci ha accompagnati da lui per farcelo conoscere. Entrati, abbiamo trovato Alberto Sordi, una donna (una sua assistente) ed altre due persone che stavano mangiando (in piatti di plastica) degli spaghetti al pomodoro, seduti su delle cassette di legno e il loro tavolo consisteva in due assi messe vicine e appoggiate su altre cassette.
Insomma si trattava di una pausa-pranzo alquanto spartana, allestita su un tavolo “arrangiato” ;)
Dopo le presentazioni, io e la mia amica abbiamo chiesto ad Alberto Sordi se potevamo fare una fotografia insieme: lui cortesemente si è messo in posa tra noi due. Ha scherzato, facendo una battuta del tipo “oh anvedi mi trovo tra due veline, m’avete portato ‘na bionda e ‘na mora”.
Poi ha scambiato alcune battute con gli altri ragazzi che erano presenti (ricordo sul suo tifo per la squadra calcistica della Roma).
Era vestito di beige. Pantaloni beige, camicia bianca e un maglioncino pure beige. Aveva un modo di fare cordiale, rilassato.
L’incontro è durato pochi minuti, però ricordo che mi emozionai tantissimo.
La fotografia la conservo come un cimelio. Non è venuta granchè bene, ma che importa.


Quel ricordo, più che su carta Kodak, è impresso su quella della mia memoria.


E immaginando di poter cucinare un piatto da offrire al nostro Albertone, sicuramente scelgo questa ricetta semplice, semplice, genuina, saporita...una mia versione dei famosi bucatini che tanto lo provocavano! avrebbe gradito? chissà...;-)


La ricetta la trovate qui: http://terryesprime.blogspot.it/2013/01/i-sapori-di-una-volta_8.html

martedì 19 marzo 2013

COSE DI CASA...


La casa, che dovrebbe rappresentare un diritto, una speranza per tutti, si sta trasformando man mano in un lusso...e non mi riferisco solo alla possibilità di comprarla, ma addirittura di abitarla.
Qualche giorno fa mi hanno colpito le parole del nuovo Presidente del Senato, Pietro Grasso, nel cui discorso di insediamento ha rivolto un pensiero a “tutti quei giovani che vivono una vita a metà, hanno prospettive incerte, lavori – chi ce l’ha – poco retribuiti, quando riescono a uscire dalla casa dei genitori, vivono in appartamenti che non possono comprare, cercando di costruire una famiglia che non sanno come sostenere”.
Ok sono parole, pronunciate per di più da un politico.
Le parole, a volte, significano attenzione.
Dopo l’attenzione però, devono seguire azioni. Concrete. Forti. Risolutive. 
Esistono associazioni etiche per qualsiasi cosa...ma (forse) non ne esiste nessuna che raggruppa i proprietari immobiliari disposti ad affittare case a prezzi "etici".  
Non auspico azioni caritatevoli da parte di piccoli proprietari che magari, a stento, riescono a mantenere i propri orticelli.
Ma quanti detentori di grossi patrimoni immobiliari esistono nel nostro Paese che conoscono, anzi in alcuni casi più che altro assistono, alla crisi che serpeggia soprattutto tra i giovani e non fanno niente, niente per tentare di migliorare la situazione sociale? Quanti grandi palazzi restano piuttosto vuoti e che invece, concessi in locazione a prezzi, non dico stracciati, ma ragionevoli, potrebbero risolvere le ansie e i patemi di lavoratori fuori sede, ragazzi e ragazze che, smessi i panni comodi di figlio e figlia, vorrebbero tentare di diventare anche qualcos’altro? Vorrebbero potercela fare da soli.
E invece.
Diventa quasi scontato pensare che “tanto non si può fare diversamente”.
E allora ci accontentiamo di vivere da precari anche la dimensione del focolare domestico. Prolunghiamo lo status di studenti accampandoci in stanze, fino a data indefinita. Sapendo che tanto, da soli, non potremmo permetterci nemmeno uno scantinato.
Gli stipendi sono bassi. E lo sanno tutti. Allora come si può pensare di chiedere un affitto di 700, 800 euro per un monolocale (= media di Roma, tra l’altro una delle città più care) ad una persona che magari ne guadagna 1200? Tolto l’affitto della casa, mangiamo man mano un pezzetto delle sue mura? Paghiamo con il respiro il resto delle spese quotidiane?
E’ questo che vorrei chiedere ai politici, ai responsabili delle politiche sociali…spero che il vento soffi pian piano queste parole nelle loro orecchie, nelle loro coscienze.
Ma prima di tutto nelle coscienze di chi può fare qualcosa, anche nel suo piccolo, e se ne sta con le mani in mano, ad assistere allo sgretolamento della struttura primaria di una società, che è il nido familiare. E non importa se il nido sia costituito da una sola, due, tre, quattro persone. Ogni essere umano è un pezzo di Universo. E meriterebbe un tetto e 4 pareti senza doverle considerare utopia. Senza dover essere costretto a vivere la casa solo come un albergo, anziché come la propria dimora. 
Oggi non “pasticcio” ai fornelli, ma idealmente accendo una candela, volendo immaginare quella fiamma come la luce che rischiarerà questo momento buio e difficile per la nostra società.



  

venerdì 15 marzo 2013

...RESPONSABILMENTE...

Fino a quando:
ci saranno macchine parcheggiate sulle strisce pedonali,
parcheggi disabili occupati da non disabili,
“il salto della quaglia” alla posta o al supermercato,
cartacce gettate dal finestrino,
un animale abbandonato sulla strada o una famiglia povera al suo destino,
una dichiarazione mendace,
una firma falsa,
un assente ingiustificato,
un conto truccato,
una promozione finta,
un concorso fasullo,
fino a quando
l’educazione civica sarà solo un dipiù,
e il bene sociale un ideale di pochi,
governati e governanti avranno da spartirsi le colpe….

E poi, a parte quelle legate alle responsabilità sociali, a volte ci sono da smaltire le colpe alimentari.
Quando ci si concede troppi strappi alle regole, capita di avvertire poi dei disturbi digestivi o intestinali.
E allora, the day after (=il giorno dopo) scegliamo qualcosa il più possibile semplice e leggero.
In quel caso, ok, non appagheremo il gusto o la golosità (che comunque meritano il nostro rispetto!), ma cercheremo di soddisfare con delicatezza il nostro bisogno nutrizionale.

Basterà un pugno di riso (meglio sarebbe integrale, ma io avevo in casa solo quello basmati…;) ), una patata lessa (condita con olio, sale e origano) e un po’ di zucca (semplicemente cotta in tegame con un filo d’olio, sale e un po’ di mentuccia). Ovviamente, in questi casi, cioè quando ci si affida a pochi ingredienti-base (in tal caso patata e zucca) nella loro essenzialità, occorre sceglierli di ottima qualità, così da sentire il sapore vero delle cose così come esistono in natura.

mercoledì 13 marzo 2013

UNA QUESTIONE URTICANTE...


Spesso sentiamo dire: ”che peccato essermi perso quella cosa!”
Oppure sentiamo ammonimenti del tipo: “fare certe cose è peccato…”
O ancora, c’è il prete che durante la confessione cristiana sollecita il racconto dei peccati commessi…
E se li elenchi, con pentimento, meriti l’assoluzione e…sei salvo…poi chissà…se torni ad essere recidivo…dovrai salire di nuovo sulla giostra e meritarti nuovamente l’assoluzione…e poi un altro giro …un’altra corsa…e così di seguito…perché se siamo tutti peccatori sulla terra…non ci sarà mai un’assoluzione definitiva, e anche il pentimento non può che essere precario. A meno di poter vantare un’acquisita perfezione che in realtà sarebbe solo presunzione. Siamo peccatori recidivi e pentiti occasionali.   
Scusate se pare che ironizzo; uso la metafora al solo scopo di semplificare, non volendo mancare di rispetto a nessuna fede, o credenza religiosa.
Ma io mi chiedo…vi chiedo…anzi chiedo al vento:
da quale coscienza viene punito il peccato?
Quali sono i confini oltre i quali si precipita nelle morse del peccato?
E quali tentazioni sono frutto di un richiamo peccaminoso?
E quando ciò che è considerato peccato per una categoria religiosa ma non per un’altra…di che tipo di peccato si tratta? Peccato relativo? Chi assolve dal peccato chi pecca senza essere cristiano? Chi accorre laddove non può arrivare la clemenza istituzionalizzata?
Dovrebbe esistere un BENE…
Ed un MALE…
Basterebbe classificare come PECCATO tutto ciò che rientra nella seconda categoria…
Fosse facile!!
Ci sono troppe voci di coscienza…c’è la coscienza con sè stessi, quella religiosa, quella morale, quella etica, quella sentimentale, ecc..
Tentare di classificare un’azione, un comportamento, prendendo come parametro solo una di queste coscienze…è un pò limitante.
Se mangio cioccolata durante la quaresima, per es. è peccato, secondo la religione cristiana, perché mi lascio tentare “dalla gola” in un periodo dedicato alla penitenza e al digiuno…però, se valuto quello stesso comportamento secondo una coscienza diversa, laica, allora quel mangiare dolciume non è più peccato.
Se convivo o decido di vivere esperienze pre-matrimoniali…per la chiesa sono in peccato…però, secondo una mia coscienza e nel contesto sociale e temporale, in cui mi trovo a vivere …quel mio vivere un approccio, comunque maturo con un’altra persona, non mi fa pensare ad un comportamento riprovevole e peccaminoso…tutto sta forse nell’”intenzione interiore” che uno si porta dentro quando compie le proprie azioni.
Sono certa, (o meglio forse voglio crederlo), che Dio, un Signore, un Essere Superiore non può non vedere all’interno delle nostre anime e non può non tenere conto, giudicando le nostre azioni, tra buona e mala fede…
Escludo ovviamente dal discorso le riprovevoli azioni, anche legalmente punibili e condannabili….Ovviamente sul MALE che si annida nelle violenze, nelle rapine, negli assassini, su quello che esplode negli abusi, nelle mercificazioni, negli sfruttamenti, sul MALE che arma, che uccide, che calpesta i diritti civili, e universalmente riconosciuti.. non c’è nemmeno da discutere: chiamarli Peccati, mostruosità, oscenità non può fare differenza…nella mia riflessione sul peccato, volevo invece riferirmi a comportamenti che si prestano a più chiavi di lettura, a concetti che rientrano in più ambiti di valutazione.
In questi casi è quasi impossibile fare un elenco univoco di ciò che è peccato e di ciò che non lo è.
A voi…i dubbi…
A voi…le domande…
Nessuno (forse)…può dettare le risposte…
Se non la nostra coscienza...quando sia attiva, lucida e non distorta.

Urticante come un peccato sulla coscienza, così è l’ortica sulla nostra pelle.
Ma se invece di fermarci al suo aspetto esteriore, andiamo ad esaminarla nelle sue potenzialità alimentari, scopriamo che l’ortica è ricca di proprietà e benefici per il nostro organismo.
Infatti è una pianta ricca di sali minerali, in particolar modo le foglie che contengono ferro in abbondanza, calcio, silicio, magnesio, e fosforo. Esse contengono anche le vitamine A, C e K.
Una delle principali proprietà dell'ortica è quella antianemica, infatti l'abbondanza di ferro e di clorofilla stimolano l'organismo a produrre globuli rossi;  inoltre è depurativa, diuretica, tonificante e ricostituente ed ha anche buone proprietà antinfiammatorie sull'intestino.
E il mio risotto di oggi è proprio a base di ortica.


Ecco gli ingredienti (dose per 1 persona):

- 70 gr di riso
- uno/due cucchiai di ortica essiccata (si trova nelle erboristerie)
- 200 ml circa di acqua
- sale, olio
- a piacere, parmigiano grattuggiato
Preparazione                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             
Mettere l’acqua in un pentolino. Versarvi il riso, l’ortica e far cuocere, regolando di sale e aggiungendo a fine cottura un cucchiaio di olio. A piacere, aggiungere del parmigiano grattuggiato. Man mano che il riso cuocerà, l’acqua si sarà assorbita e il risultato sarà un risottino leggero e asciutto.
Non sarà un piatto succulento, ma ogni tanto, anche la digestione merita un giorno di (quasi) riposo.

mercoledì 6 marzo 2013

...LA CHIAREZZA E' UNA BREZZA LEGGERA...


...quanti equivoci si eviterebbero...quante spiegazioni si renderebbero superflue...quante elucubrazioni mentali in meno, per non parlare del risparmio di tempo, di parole e di energie...se solo....
Se solo fossimo in grado di essere chiari. Se avessimo sempre il coraggio di spiegare le cose con chiarezza, senza giri di parole, senza il fardello aggiuntivo degli schemi mentali, dettati dai sensi di colpa, di vergogna o di imbarazzo.
I filtri possono essere utili per preparare ottime tisane...o, in alcuni casi, per evitare figuracce nei luoghi di lavoro o istituzionali....ma nella vita autentica, tra le persone che conosciamo e che aspiriamo a conoscere in profondità è buona norma usare la chiarezza, quel modo di comunicare senza filtri, riserve o arzigogolamenti.
Quand’anche la nostra verità sia scomoda conviene sempre non nasconderla sotto tappeti di parole vuote, difficili, complesse. Creerebbero tanti e tali strati di polvere che una volta sollevati, per caso o per un soffio di vento improvviso, non renderebbero più l’aria respirabile.
Le cose non dette sono pericolose. Quelle mal dette idem. Le parole chiare ci abbracciano con morbidezza. Quelle complicate ci stritolano.

“Parlare oscuramente lo sa fare ognuno, ma chiaro pochissimi” (Galileo Galilei)

“Tutto quello che si può dire si può dire chiaramente” (Ludwig Wittegenstein) 

E passando dalle parole, chiare e morbide, ad una ricetta, facile e sfiziosa, vi propongo oggi un antipasto cremoso che abbraccerà con semplicità il vostro palato. Il valore aggiunto di questo patè è dato dalla presenza delle alghe sbriciolate al suo interno.
Le alghe contengono minerali che aiutano a purificare l'organismo, sono inoltre ricchissime di iodio, indispensabile al buon funzionamento della tiroide. Quelle in polvere tra l’altro non hanno un sapore forte o invadente e quindi aggiungendole alle vostre pietanze (insalate, zuppe o patè come questo) assumerete, senza accorgervene, preziose sostanze nutritive.

Ingredienti:

-       tonno
-       robiolina
-       alghette essicate e sbriciolate (si trovano nei negozi di alimentazione naturale)
-       un filo di latte


Frullate gli ingredienti nel minipimer e otterrete una cremina delicata e sfiziosa da spalmare sul pane, sulle bruschette, sui cracker....un antipasto veloce che supera la prova del tempo (sempre troppo poco per molti....)