martedì 31 gennaio 2012

POLPETTANDO...


L’impasto delle polpette rappresenta uno degli esercizi più stimolanti della fantasia.
E certo… si può “creare” con una penna, uno strumento, un pennello, ma anche con una forchetta ed un coltello…
Preparare da mangiare, è un gesto che non comincia dalle mani. Ma dalla testa. Un piatto, per essere più buono, deve essere frutto, prima di tutto, di una buona idea.
In quel caso avrà un valore aggiunto. Non sarà solo cibo per il corpo. Ma avrà nutrito, prima ancora, la nostra voglia di immaginare…colori, sapori, odori…avrà riempito i nostri occhi prima ancora della nostra pancia.

"Solo gli imbecilli non sono ghiotti... si e' ghiotti come poeti, si e' ghiotti come artisti ..."
(G. de Maupassant)

Con le polpette si possono inventare tantissime combinazioni; basta trovare ingredienti che possano essere schiacciati, triturati, ridotti in purea.
Si formano delle palline, si passano nel pangrattato, si tuffano nell’olio caldo o si mettono al forno et voilà, (a seconda della veste in cui si vorranno servire) il secondo piatto o lo sfizio è assicurato.
Le polpette sono un piatto democratico: concedono, e rispettano, le alternative ;)
Chi le vuole con la carne, chi col tonno, chi con le verdure, chi con verdure e tonno, chi con patate e legumi, chi con prosciutto e formaggi cremosi…insomma…l’elenco è infinito.
Io ho provato a fare delle “polpettine alla greca”, dal momento che l’ingrediente base è la Feta, che è appunto un tradizionale formaggio della Grecia, a base di latte di pecora (per l’80%) e di capra (per il restante 20%).

Ingredienti:
-       150 gr di feta
-       mollica di 2 fette di pane raffermo
-       mandorle a scaglie, o schiacciate
-       pinoli triturati
-       1 cucchiaio di miele
-       1 cucchiaio di parmigiano
-       1 uovo
-       pangrattato
-       pepe
-       un filo d’olio e pangrattato
Preparazione:
Triturare la feta su un tagliere. Trasferirla in una ciotola, aggiungere l’uovo, il miele, le mandorle, i pinoli, la mollica del pane, il parmigiano, una macinata di pepe e impastare. Se occorre, aggiungere pangrattato. Formate delle palline, passatele nel pangrattato (o se preferite nei semi di sesamo) e a scelta, potete o friggerle, o cuocerle in forno caldo (180°), per circa 10 minuti in una teglia rivestita di carta da forno (aggiungendo sopra un filo di olio).
Sono veramente gustose. E si possono servire anche tiepide.

E la caccia alla polpetta più gustosa/sfiziosa…continua
J

venerdì 27 gennaio 2012

UNA CENA "NATURAL"



Ci sono giornate in cui si ha voglia, dal punto di vista alimentare, di qualcosa di semplice, naturale e che abbia la parvenza (e anche la sostanza…) di qualcosa di sano e leggero.
Possono essere dei giorni post-pranzi/cene pesanti, o in cui si è maggiormente predisposti alla cura e all’attenzione verso le esigenze salutari del nostro corpo.
E allora la scelta ricade su preparazioni “low fat”, cioè dall’elevato valore nutritivo, ma dal basso contenuto di grassi e di intingoli vari. Gli azuki sono il piatto che io scelgo quando ho voglia di depurarmi. Sono piccoli fagioli rossi (ndr: chiamati impropriamente fagioli di soia rossa. In realtà sono semi che appartengono alla famiglia dei fagioli) molto diffusi in Oriente (specialmente in Giappone) e vengono utilizzati sia in preparazioni dolci che salate. Contengono una buona dose di fibre e proteine, sono ricchi di vitamine, acido folico ed oligolementi, tra cui molibdeno, rame, manganese e zinco. Hanno proprietà tonificanti per i reni, e l’intestino; sono molto digeribili, diuretici e, non trascurabile “dettaglio” (per il nostro palato), hanno un buon sapore! Si possono gustare anche frullati: aggiungendo un filo d’olio, sale e magari qualche goccia di limone otterrete una crema per preparare, per esempio delle ottime bruschette.
Ah! si possono acquistare nei negozi di alimentazione biologica, ma spesso si trovano anche nei supermercati più riforniti.
Diciamo che questa è una parentesi Natural….ma non temete…personalmente rifuggo dagli estremismi di qualunque natura, anche da quelli legati a scelte nutrizionali. Quindi, nelle mie proposte, ci sarà sempre spazio, accanto al “nutrizionalmente corretto”, agli esperimenti vegan, macrobiotici e vegetariani, anche per gli strappi alle regole. Ci vogliono anche quelli, per rendere il nostro organismo più resistente, e più consapevole del fatto che non è la rigidità a farci stare meglio, ma la maggiore flessibilità (nel pensiero, nelle abitudini, nelle intenzioni, nelle convinzioni…).
Le regole ci sono, è giusto conoscerle e praticarle….ma è altrettanto giusto mantenere alte, ogni tanto, anche delle sane e goduriose eccezioni… ;)


Ingredienti:
per i finocchi

- 1 finocchio
-       Olio, sale, pepe e origano

Per gli azuki
    
-       azuki
-       scalogno
-       olio, sale, rosmarino

Versate 2 cucchiai di olio in una padella o tegame e fate scaldare. Aggiungere dello scalogno affettato sottilmente e qualche ago di rosmarino. Fate rosolare, dopo poco aggiungete gli azuki (bene scolati, se usate quelli in scatola) e girate con un cucchiaio di legno. Fate scaldare e se volete potete sfumare con un cucchiaio di vino bianco (o aceto di mele).
Tagliate a fettine o come meglio gradite il finocchio ben lavato.
COnditelo con olio, sale e pepe e servitelo insieme agli azuki.
Accompagnate il piatto con una fetta di pane di kamutt tostata.
Vi sentirete sazi, soddisfatti e salutisti…
Buona salute a tutti…
J
  




giovedì 26 gennaio 2012

"INTERMEZZO...SENTIMENTAL..."


"Un'anima gemella è chi ha serrature ove entrano le tue chiavi, e chiavi che aprono le tue serrature. Quando ci sentiamo abbastanza sicuri da aprire i lucchetti, i nostri più veri e veraci noi-stessi escono fuori e noi possiamo essere ,completamente e sinceramente, chi siamo.

…Possiamo essere amati per quel che siamo e non per quello che fingiamo di essere”.

Un piccolo stralcio del libro “Un ponte sull’eternità” di Richard Bach, che ho terminato di leggere da poco…un romanzo tra le cui righe il mio idealismo più profondo ben si è trovato riflesso; nelle parole e nella storia di Bach ho trovato seri spunti per capire come ad un certo punto della propria vita occorra riconoscere quei segnali in grado di trasformare un amore ideale in un sentimento vero. Se quei segnali non si colgono si corre il rischio di rincorrere solo pensieri utopici e romanticherie idealizzate, che spesso non sono altro che alibi messi in scena (da noi stessi) per corazzarsi contro sentimenti reali e possibilità concrete.
E’ la paura che a volte ci fa barricare dietro “copie di noi stessi” impenetrabili, inavvicinabili e inafferrabili.
L’amore con la A maiuscola è quello che ci “permette” di cambiare, che ci fa disfare delle nostre armature, quello che ci fa mettere in gioco con l’altro ad armi pari, anzi quello che ci fa provare piacere nel ritrovarsi disarmati.
Quei segnali potrebbero essere la condivisione di una profonda intimità, la spontanea  capacità di gioire per le piccole cose e lo stimolo reciproco a suscitare entusiasmo e curiosità.
Preoccuparsi del BENE dell’altro, avere a cuore la CURA di un’altra persona e del suo mondo. A volte stiamo bene con una persona e…ci sentiamo bene…secondo quell’ottica NOI stiamo bene…va benissimo…però forse, per assaporare e realizzare un sentimento più maturo e costruttivo bisognerebbe spostare lo sguardo anche sui sentimenti e il vissuto dell’ALTRA persona...così da non ritrovarsi a vivere il sentimento solo dalla propria angolazione…
È importante saper ASCOLTARE… prestare ATTENZIONE…INTERESSARSI all’altro/a nella sua totalità ..come ESSERE  fatto/a di anima, corpo, testa, pensieri, emozioni, desideri, sogni — capire anche i suoi silenzi, senza fare congetture ma piuttosto parlare, coltivando sempre una libera espressione e comunicazione; accettare,altre volte, il suo bisogno di “isolarsi” per tornare ad apprezzare la condivisione autentica, non scontata...perchè lo stare insieme non sia uno stare insieme "perchè ormai così è" o "perchè l'altro così si aspetta da me", ma sia lo stare insieme perchè "ancor così si desidera"..(e a desiderarlo ci si sorprende in due)...

PIZZANDO


“Sei proprio una pizza” in genere è un’espressione rivolta a qualcuno al quale si vuole addebitare una massiccia dose di pesantezza o noiosità caratteriale…ma io dico: povera pizza! Quando mai una pizza, se ben fatta (croccante al punto giusto e morbida quanto basta) risulta pesante o addirittura noiosa? Del resto la pizza è uno dei cibi che fanno subito “socialità”…vuoi mettere il piacere di una tavolata di amici che si ritrovano attorno ad un tagliere, colmo di fette di pizza, magari con diverse alternative per accontentare tutti…
La pizza è una base sulla quale poggiare tutto ciò che il proprio gusto e la propria voglia suggeriscono…dove far sciogliere fettine di mozzarella o dadini di cremoso stracchino, o dove adagiare verdure grigliate, fette di salumi, ecc. ecc.: un tappeto ideale dove portare a spasso le papille gustative.

Più la base è di buona qualità, più basterà davvero poco per renderla un pasto completo e soddisfacente.
La mia versione è una margherita, con la variante di aver usato mozzarella di bufala, anziché il fiordilatte.
Questa versione richiede veramente pochissimo tempo. Usando il lievito istantaneo, tra impasto e cottura…la preparazione richiederà al massimo 30/35 minuti.

Ingredienti (per una pizza, ma se si usa come aperitivo, la dose va bene tranquillamente per due persone)
 

  • 200 gr di farina (meglio di kamutt)
  • 100 ml di acqua tiepida
  • ½ cucchiaino di sale
  • ½ cucchiaino di zucchero di canna (che contrasterà quel classico retrogusto dei prodotti farinacei lievitati)
  • ½ bustina di lievito istantaneo biologico*
  • Un pizzico di curcuma
  • Qualche fetta di mozzarella di bufala
  • Un sugo al pomodoro e basilico
  • Foglioline di basilico da aggiungere come decorazione
  • olio, sale

Mettere la farina, il sale, lo zucchero, il lievito, la curcuma in un recipiente. Aggiungere poco alla volta l’acqua e impastare per bene per una decina di minuti a formare una palla soda e morbida.
Stendere con il mattarello, dare una forma rotonda o rettangolare a piacimento, adagiare in una teglia rivestita da carta da forno, aggiungere sopra un sugo al pomodoro e basilico (fatto in precedenza, o si può usare un sugo pronto di comprovata gradevolezza), versate un filo d’olio sopra e infornare a forno caldo (180/200) per 10/15 minuti. Togliere dal forno, aggiungere le fettine di mozzarella e rinfornare per altri 10 minuti circa. Come tocco finale, aggiungete delle foglioline di basilico.  

 
* Fonte "La cucina biologica" - Mondadori : Non sempre il lievito istantaneo è “lievito chimico”: i Sali che lo compongono possono essere di derivazione naturale, come il cremortartaro, sale a base di acido tartarico che resta dopo la fermentazione del mosto d’uva. E’ questo il tipo di lievito che si trova nei negozi di alimentazione naturale.

giovedì 19 gennaio 2012

"ROTOLANDO...SUI MANDARINI..."


Il titolo prende spunto dal tormentone musicale che ho in testa riguardo a questa ricetta: “Rotolando verso sud” dei Negrita…J magari…potete mettere questa canzone come colonna sonora, mentre preparerete questo dolce goloso
Pensate in un sol tempo, con una sola azione…si possono soddisfare: 1) il tatto (…sentite gli ingredienti con le mani, mentre cucinate…), 2) il gusto (…si può sempre assaggiare…mentre si sta preparando qualcosa…;), 3) l’olfatto (…il profumo dei mandarini è molto carezzevole!), 4) la vista (…osservare un impasto, mentre si sta trasformando in un dolce è davvero un bello spettacolo)…e 5) l’udito (con le musiche scelte come tappeto sonoro…)…
Vabbè…volete anche soddisfare il vostro sesto senso???
Per quello…vi consiglio…dopo aver gustato il dolce, o meglio, mentre il dolce sta cuocendo in forno…così ottimizzate anche i tempi ;)…di stendervi su un tappettino in un’altra stanza, spegnere luci, tv, radio, cellulare e altre svariate fonti di distrazione, e provare qualche esercizio di yoga e di respirazione…basta pure mezz’ora…
Poi…tornate di là in cucina…e fate la prova stecchino del dolce…
Vedrete…in un colpo solo…vi sentirete rigenerati “in tutti i vostri SENSI” J

ROTOLO AL MANDARINO E GOCCE DI CIOCCOLATO

Ingredienti:
per la crema

- 3 tuorli
-       100 gr di zucchero di canna
-       200 ml di succo di mandarino
-       300 ml di latte intero
-       3 cucchiai di amido di mais
-       (a piacere gocce di cioccolato da aggiungere a crema ultimata)

Per il rotolo di pan di spagna
    
-       3 uova intere
-       120 gr di farina di Kamutt
-       100 gr di zucchero di canna
-       1 cucchiaino di lievito per dolci biologico
-       Zucchero a velo come decorazione finale

Iniziate dalla preparazione della crema: mescolate per bene (con il frullatore elettrico) i tuorli con lo zucchero; aggiungete l’amido di mais e continuate ad amalgamare. Versate il latte e il succo dei mandarini e ancora frullate. Versate poi il liquido in un tegame e portate a cottura a fuoco lento, mescolando sempre dalla stessa parte con un cucchiaio di legno. Dovete ottenere una crema piuttosto densa (ndr: anche se avrete la sensazione che si stiano formando dei grumi, voi continuate a girare e vedrete che la crema diventerà liscia). Poi togliete dal fuoco. Coprite e passate alla preparazione del rotolo di pan di spagna: frullate (a lungo, per circa 10 minuti) le uova con lo zucchero, aggiungete la farina (meglio setacciata), un pizzico di sale e da ultimo il lievito.
Versate questo composto in una placca (quelle del forno…) rivestita da carta da forno, livellate la superficie e infornate per 15/20 minuti a 180°.
Poi sfornate, ribaltate il rettangolo su un canovaccio umido (togliendo delicatamente la carta forno), coprite con lo stesso canovaccio e lasciate raffreddare.
Nella crema (che nel frattempo si sarà raffreddata) aggiungete qualche goccia di cioccolato fondente.
Spalmate quindi la superficie del pan di spagna con la crema al mandarino e gocce di cioccolato, arrotolate pian pianino (senza far sfaldare il rotolo), spolverizzate con lo zucchero a velo e lasciatelo un po’ in frigorifero prima di servire…
J
  




Gnocchetti di ricotta


A volte si avverte il bisogno di qualcosa di morbido; che sia un gusto,  un abbraccio, un atterraggio.
In mezzo alle asperità e alle durezze che a volte il quotidiano ci offre (senza che glielo abbiamo chiesto) e che dobbiamo masticare con energia, una delle possibili armi di difesa è assumere una certa morbidezza nel proprio approccio alle cose, che non significa menefreghismo, mancanza di determinazione o eccessiva accondiscendenza, ma capacità di smussare gli estremi. Tra il nostro punto di vista e quello degli altri c’è sempre un orizzonte di sfumature. E’ importante non smettere mai di pensare, credere a quelle alternative, non tralasciare le possibilità. Una predisposizione intellettuale morbida è una mente aperta, ricettiva, capace di riconoscere sempre nuovi stimoli, di farsi domande, di non dare nulla per scontato, e quindi di arricchirsi.
Tornando tra i fornelli, vi propongo questa ricetta.
Si tratta di gnocchetti, fatti con farina e ricotta, senza l’utilizzo di patate. Una versione formaggiosa per quando abbiamo voglia di una consistenza morbida che accarezzi le nostre papille gustative.

Ingredienti:
250 gr di ricotta
160 gr di farina di kamutt
5 cucchiai di parmigiano reggiano
1 uovo
sale, pepe
noce moscata

 
In una terrina unite la farina alla ricotta. Aggiungete l'uovo, il sale, il pepe e la noce moscata. Iniziate ad impastare con le mani, unendo per ultimo il parmigiano grattuggiato. Dovete ottenere una palla omogenea e soda.
Tenete in frigo per circa mezz'ora.
Poi formate delle striscioline di 2-3 cm di diametro, e ricavatane dei piccoli gnocchetti che cuocerete in abbondante acqua salata.


Per il condimento:
zucchine
scalogno
parmigiano grattuggiato
pesto di basilico (meglio senza aglio)
sale, pepe, olio
pinoli

In una padella rosolate lo scalogno nell’olio. Aggiungete le zucchine a rondelle e lasciate cuocere, aggiungendo se necessario un po’ d’acqua.
Quando pronte unite il pesto (un paio di cucchiai), una macinata di pepe e spegnete il fuoco.
Scolate gli gnocchi e uniteli alle zucchine, facendo saltare tutto delicatamente in padella. Aggiungete una spolverata di parmigiano e servite con una foglia di basilico e una manciata di pinoli (precedentemente tostati).

mercoledì 18 gennaio 2012

Foglie al vento e parole nel cuore


uno spazio dove liberare la mente...
dove fermarsi...
cliccare...scrivere, inventare..
a caccia di un'emozione, di un'architettura mentale, di un groviglio di pensieri e di intenzioni..
per giocare
rilassarsi
esprimersi...

SOGNANDO


Il sognatore è un folle che continua a ridere anche tra le lacrime, che continua a sperare anche quando la speranza sembra illusione e l’illusione un alibi e l’alibi la sconfitta...
e invece...
lui è più forte di tutto...
e il suo sorriso lo porterà sempre in salvo...

Padellata di pollo al curry


L’oriente mi affascina per i suoi colori, sapori, saperi, per la filosofia proveniente da quei luoghi lontani, la spiritualità, di stampo non necessariamente religioso, e per i suoi profumi, effluvi che un vento ideale riesce a trascinare fin qui.
Basta un incenso, un olio essenziale, una candela al profumo di
Patchouly di Giava…ed ecco che ci ritroviamo immersi in quelle atmosfere.
Si può avere l’impressione di stare indossando un sari di seta, intessuto di fili d’oro e d’argento, seduti su un tappeto dai colori singolari ed intensi, mentre si sta sorseggiando un tè alla menta in bicchieri trasparenti e decorati a mano, allietati dal suono di una musica, al tempo stesso, suadente e rilassante…
E come la mettiamo in cucina?
Bè…Ingrediente principe al riguardo è sicuramente il curry, quella polvere dorata, dal gusto intenso e dall’aroma penetrante che fa subito “cucina orientale”.
In questa preparazione, l’ho sparsa con generosità sui bocconcini di pollo rosolati e vi posso assicurare che l’aroma che sprigiona dai fornelli è già un invito ad orientare il proprio tavolo e il proprio sentire verso i territori dell’est…;) 
 
 Ingredienti:

  • Petti di pollo tagliati a fettine
  • Farina (io ho usato quella di kamutt)
  • Olio EVO, sale, pepe
  • scalogno
  • curry
  • vino bianco per sfumare

  • panna light (o normale, o di soia)

Tagliate i petti di pollo in piccoli pezzetti (eliminate gli eventuali nervetti o scarti) e infarinateli per bene. Lasciate da parte.
Versate dell’olio evo in una padella antiaderente e fate imbiondire lo scalogno tagliato a fettine sottili.
Aggiungete i pezzetti di pollo, rosolate, aggiungete sale, pepe, e dopo poco sfumate con del vino bianco.
Nel frattempo versate la panna (light, normale o di soia) in una ciotolina e scioglietevi abbondante curry.
Quando il vino è evaporato, aggiungete la panna al curry al pollo, girate e lasciate mantecare fino alla cottura. Se si asciuga troppo, aggiungete un mestolino di acqua calda.
E’ ottimo gustato con del riso bianco basmati, semplicemente lessato al dente.
Buona cena all’indiana J

Mezze maniche "Sicilia in bocca"


La cucina è lo scenario perfetto per ricreare ambienti, per inventare, viaggiare, ricordare sapori un dì provati e proporre qualcosa che voi stessi create: un piatto è una creazione. Al posto dei pennelli usate gli utensili, al posto della tela c’è il piatto, al posto della vista onorate il gusto (..e non solo), ma sempre di una vostra opera d’arte si tratta. Non è un’opera pittorica, artistica, letteraria o musicale, ma chi l’ha detto che anche un’opera culinaria non possa racchiudere il bello dei colori, delle parole (pensate a quanto sia importante e d’effetto una buona descrizione di un piatto), dei suoni e del tatto?
C’è chi apprezzerà i nostri sforzi e chi solleverà il sopracciglio e il labbro in senso di diniego; in ogni caso è sempre meglio un tentativo (eventualmente fallito), piuttosto che la rinuncia a priori. Se vi sentite portate per i fornelli, non fatevi paranoie riferite ai risultati, ma godetevi quei momenti di raccoglimento in cui tagliuzzate, frullate, infarinate, vi sporcate le mani, infornate e servite, magari spinte dal desiderio bruciante di deliziare il palato dei vostri (fortunati) commensali.
In questo primo piatto ho cercato di riunire un po’ del gusto della terra (e del mare) di Sicilia…spero di esserci riuscita e spero che apprezzerete l’aroma e il gusto trasmessi dalla foto e dall’eventuale esperimento che andrete voi stessi a realizzare.
 
 Ingredienti (per 2):
  • Mezze maniche (io ho usato quelle trafilate al bronzo)
  • 200 gr di filetto di pesce spada
  • Qualche pomodoro pachino
  • 2 melanzane non troppo grosse
  • Scalogno
  • mentuccia
  • origano
  • olive taggiasche (e a piacimento pinoli tostati)
  • Olio, sale, pepe
  • vino bianco per sfumare


Sbucciate le melanzane, tagliatele a tocchetti, salate e lasciate riposare in uno scolapasta (questa è un’operazione che potrete compiere anche molto in anticipo rispetto alla preparazione, o almeno un’ora prima della preparazione).
Versate dell’olio evo in una padella antiaderente e fate imbiondire lo scalogno tagliato a fettine sottili. Aggiungete le melanzane. Dopo poco aggiungete il pepe, un po’ di origano, se occorre un po’ di acqua e lasciate cuocere.
Intanto mettete a bollire l’acqua salata per la pasta.
Tagliate a pezzetti i filetti di pesce spada e in un’altra padella rosolate dello scalogno in olio evo, aggiungete i pezzetti di pesce spada, sale, pepe, e dopo poco sfumate con del vino bianco.
Quasi a fine cottura (considerate che per il pesce bastano 10 minuti circa) aggiungete la mentuccia fresca, qualche pomodoro pachino tagliato a 4, le olive taggiasche (e a piacimento anche dei pinoli tostati). Tenete da parte.
Quando le melanzane saranno cotte, frullatele con il minipimer e tenete da parte anche questa crema.
Quando l’acqua bolle, versatevi la pasta.
A cottura ultimata, fate saltare le mezze maniche nella padella con il pesce e mantecate il tutto con la crema di melanzane. Se occorre aggiungete un mestolo di acqua di cottura della pasta.
L’importante è amalgamare bene i vari ingredienti.
…e la Sicilia è servita a tavola…

Plum cake al mojito


Ormai sapete che mi piace sperimentare. Non ho paura di rischiare, almeno in cucina. E lì che cerco di “allenare” il mio coraggio ;)
Non amo gli alcolici, ma il mojito fa eccezione: mi entusiasma particolarmente. Il gusto dolce dello zucchero di canna si sposa a meraviglia con la freschezza delle foglie di menta da schiacciare con i cubetti di ghiaccio ben tritati facendo leva sulla cannuccia. Allora unendo la predilezione per questo cocktail con la mia passione per i plumcake… ho creato questo insolito dolcetto.
Un grande chef, Gaetano Costa, al quale ho chiesto una dritta per un eventuale accompagnamento cremoso ad una fetta di questo plum cake, mi consiglia di accompagnarlo solo con un po’ di rhum, senza aggiungere altri sapori. A me era venuto in mente di accompagnarlo con una sorta di cremina ottenuta facendo sciogliere a bagnomaria dei cioccolatini “after eight” (ndr: quelli al cioccolato fondente, ripieni di un sottile strato di menta)…a voi la scelta…a voi…il dolce…anzi…a voi la ricetta…correte in cucina a pasticciare! ;)

Ingredienti:
-       200 gr di farina di kamutt
-       180 gr di zucchero di canna
-       2 vasetti di yogurt al limone
-       Menta o mentuccia fresca (io ho usato circa ¾ rametti belli carichi di foglioline)
-       buccia e succo di mezzo limone
-       ½ bustina di lievito per dolci biologico
-       ½ bicchiere di olio di mais
-       1 fialetta di essenza al rhum  
-       una bustina di vanillina
-       un pizzico di sale

Intanto frullate nel bicchiere del minipimer la mentuccia con i due vasetti di yogurt al limone.
Riunite poi in una ciotola capiente la farina setacciata con il lievito, lo zucchero, la vanillina, la buccia e il succo del 1/2 limone, la fialetta del rhum, un pizzico di sale e lo yogurt aromatizzato alla mentuccia.
Mescolate il tutto con lo sbattitore elettrico. Se l’impasto è troppo liquido, aggiungete un po’ di farina; viceversa, amalgamate con maggiore quantità di succo di limone.
Deve comunque risultare un impasto denso, da versare nella tortiera aiutandosi con la spatola di legno. (per intenderci: non deve “cadere” da sola).
Prima di versare nello stampo da plumcake aggiungi qualche fogliolina di mentuccia e amalgama con un cucchiaio di legno. Cuoci in forno caldo a 180^ per circa 35 minuti. Affidati alla “regola dello stecchino”.

Il riso in zucca allo speck e stracchino


Ciò che conta, davvero, è sempre il contenuto delle cose; però, spesso, è anche importante come viene presentato questo contenuto, il modus… Anche quando esponiamo concetti, idee…certo che è prioritaria la loro sostanza!! Però anche il modo in cui le esponiamo ha il suo perché…può suscitare attenzione, calamitare l’interesse di chi ci ascolta. Un modo fluido di raccontare aiuta a trasmettere il senso del racconto stesso (un modo confuso, aggressivo, dispersivo, invece, porterà chi ascolta a distrarsi. Ed ecco che in questo modo quel senso andrà perduto…).
A volte, le persone, per giustificare un modo brusco di esprimersi dice “…eh ma sono fatta/o così…”.
Ok…siamo d’accordo che è meglio la verità, anche brutalmente esposta, piuttosto che una menzogna, ben imbellettata e confezionata.
Però…come sempre, se si aspira ad un certo equilibrio…si possono trovare …(e cercare di mettere in pratica) delle sane vie di mezzo.
Quindi va bene dare priorità a ciò che c’è dentro…ma se riusciamo anche a curare ciò che c’è fuori…otterremo una duplice “bellezza”: un bel contenuto ed una bella forma. Un buon piatto, e una bella presentazione. Un bel concetto e una forma elegante e piacevole di esposizione. Una rivelazione sincera, ed un modo garbato di trasmetterla.
“Come sopra così sotto” (cit. Ermete Trismegisto, padre morale dell’alchimia)… questo antico detto, che riassume una delle più importanti verità sul misticismo, sottolineando l’unicità dell’esistenza, può essere allargato a tutte le declinazioni del vivere: come dentro, così fuori…come si presenta, così è…come sono, così mi mostro e vivo, ecc…
Ho preso alla lontana un discorso…sia per suggerire una riflessione sui modi e i mezzi delle cose sia per condurvi dentro questo piatto, del quale ho voluto appunto curare sia il contenuto (il risotto alla zucca) che la presentazione (il piatto…è la zucca stessa…)

Ingredienti: (le dosi dipendono dalla portata. Queste sono per 2)
- 140 gr riso
-       Zucca (circa 200 gr)
-       scalogno
-       burro, olio, sale, pepe, poco vino bianco per sfumare
-       brodo vegetale
-       ½ stracchino
-       2 cucchiai di parmigiano grattuggiato
-       speck a fettine

Come prima cosa preparatevi e tenete da parte 200 ml circa di brodo vegetale.
Versate 2 cucchiai di olio in una padella. Fate rosolare dello scalogno (1/2) tagliato a fettine. Aggiungete la zucca a pezzetti, sale, pepe e fate stufare fino a quando la zucca non sarà ben cotta. Nel caso, aggiungete un po’ di brodo o di acqua. A fine cottura, frullatela con il minipimer e tenetela da parte.
In una casseruola mettete un pezzetto di burro e un po’ di olio. Rosolate lo scalogno. Dopo poco fate tostare il riso. Sfumate con poco vino bianco.
Poi, man mano aggiungete il brodo vegetale.
A metà cottura aggiungete la purea di zucca, amalgamate e continuate la cottura del riso (sempre aggiungendo man mano il brodo).
Poco prima della cottura, aggiungete lo stracchino a pezzi e fate sciogliere.
A fine cottura spolverate con del parmigiano grattugiato, una macinata di pepe.
Per “un servizio ad effetto”…trasferite il riso all’interno della zucca scavata e adagiate sopra delle fettine di speck (che avrete in precedenza tostato in un padellino antiaderente senza l’aggiunta di olio).
Servite ben caldo.






venerdì 13 gennaio 2012

Risotto autunno



Proseguo con le mie ricette a base di riso…ingrediente a me tanto gradito…versatile, digeribile (…certo dipende dalla preparazione…e ammetto che questa che vi propongo non è proprio un piatto da stomaci a dieta…), sfizioso, “lega” con tutto..insomma è un cereale socievole, se non il RE, quantomeno il PRINCIPE (bianco) dei primi… ;)
Non a caso il RISO in sé, anche nel termine letterale e nella sua manifestazione labiale…è sempre una buona cosa..ispiratore di sentimenti genuini di divertimento liberatorio. E’ proprio il caso di dire che, a  volte, il nome è rivelatore della bontà di chi lo indossa…

“Tanto l'uomo è gradito e fa fortuna nella conversazione e nella vita, quanto ei sa ridere”. (Giacomo Leopardi)
Lasciando il riso da parte, vi parlo invece di una stagione che a me piace molto: l’autunno. Mi rilassa osservare la caduta delle foglie gialle, rosse e marroni dagli alberi; è un esercizio di fantasia immaginare ciò che esse tentano di scrivere, volteggiando nell’aria come la penna di un abile scrittore che la intinge nella sua anima, per farsi suggerire da questa le parole migliori…mi trasmette subito calore l’immagine (tipicamente autunnale/invernale) del rincasare a casa, quando si lascia il buio fuori dalla porta e ci si fa illuminare dalla fiamma di un camino acceso e riscaldare da una tazza di tè fumante. È la stagione delle zuppe, potente balsamo per palati infreddoliti, dei primi maglioni, che avvolgono il nostro corpo bisognoso di essere abbracciato da tessuti morbidi e caldi; è già il tempo in cui maturano quelle idee che strizzano l’occhio verso il vicino Natale…
Unendo il buon gusto del riso con i sapori dell’autunno…ho collaudato dunque questo piatto, al quale mancano ovviamente le foglie delle quali vi dicevo prima…ma che contenendo le castagne, tipico frutto dell’autunno, può ben fregiarsi del titolo di “RISO D’AUTUNNO”.

Ingredienti: (le dosi dipendono dalla portata. Queste sono per 2)
- 140 gr circa riso
-       castagne lessate(una decina)
-       1 pera (decana)
-       Taleggio
-       Scalogno, qualche ago di rosmarino
-       burro, olio, sale, pepe, poco vino bianco per sfumare
-       brodo vegetale
-       2 cucchiai di parmigiano grattugiato

Come prima cosa preparatevi e tenete da parte 400 ml circa di brodo vegetale.
Versate un pezzetto di burro e 2 cucchiai di olio in una padella. Fate rosolare dello scalogno (1/2) tagliato a fettine. Aggiungete le castagne e la pera a pezzetti, sale, pepe, qualche ago di rosmarino e fate sfumare con poco vino bianco. Aggiungete un po’ di brodo e fate cuocere per 5 minuti circa.
Aggiungete poi il riso e fate tostare.
Poi, man mano aggiungete il brodo vegetale e portare il riso alla cottura.
Poco prima del termine della cottura, aggiungete il taleggio tagliato a pezzi e fate sciogliere.
A fine cottura spolverate con del parmigiano grattugiato, una macinata di pepe.
Servite ben caldo, decorando con una castagna.
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