martedì 12 giugno 2012

C'E' UN TEMPO PER OGNI COSA...O QUASI



Quante volte, ci lamentiamo di non avere tempo per fare le più svariate cose? Non abbiamo mai tempo per fare quella telefonata ad un amico distante, non c’è tempo per preparare una torta per la colazione, per fare il bucato o una spesa rilassata al mercato. Non ci permettiamo mai di trascorrere del tempo stando semplicemente seduti su un gradino in un giardino, su una panchina in un parco o comunque all’aria aperta a osservare il cielo, a guardarci attorno, o meglio ancora, dentro, per fermarsi e pensare. Sembrerebbe, in quel caso, di sprecarlo il nostro tempo. E invece in quali ben altri modi avviene, ogni giorno, quello spreco!! 
Siamo fagocitati dalle lancette che scorrono e dagli impegni dettati dal planning lavorativo o dal tentativo di mantenere una vita sociale attiva che diventa poi in realtà tanto frenetica quanto superficiale. E intanto la nostra vita scorre, a prescindere da quelle che, invece, sarebbero le priorità del nostro spirito. E se non ci restasse che una manciata di ore o di minuti, e ne avessimo consapevolezza, come lo trascorreremmo? Cosa vorremmo dire e a chi? Quale immagine vorremmo fissare nel nostro ultimo sguardo?
Nel film “IN TIME” (diretto da Andrew Niccol, uscito negli Stati Uniti nel 2011 e solo recentemente distribuito anche nelle sale italiane), il tempo diventa denaro. E per avere tempo, e quindi anni, giorni, ore o minuti di vita, occorre procacciarselo, scambiando i propri servizi, giocando d’astuzia, o rubandolo agli altri.
Siamo in un futuro non meglio identificato, in una realtà in cui, al compimento dei 25 anni, si finisce di invecchiare e si resta, potenzialmente giovani per sempre.
Ma quel “sempre” bisogna poterselo permettere. Il tempo a disposizione delle persone è stampato sulle loro braccia come fosse un orologio digitale fluorescente; questo può essere ricaricato altrimenti si blocca arrestando, di colpo, anche la vita di chi lo indossa.
In questa realtà caratterizzata dal capitalismo biologico, in cui ogni cosa ha un prezzo in termini di “tempo da vivere” (4 minuti per un caffè, 1 giorno per l’affitto) ci sono i poveri, come  il protagonista Will Salas (interpretato da Justin Timberlake) che ha 25 anni da 3 anni, vive in un ghetto e si guadagna il tempo da vivere giorno  per giorno e poi ci sono i ricchi che arrivano ad accumulare persino milioni di anni, conquistando una sorta di immortalità.
Grazie ad un incontro fortuito, l’orologio vitale di Salas viene ricaricato di oltre un secolo.
Anche per vendicare la morte ingiusta della madre, Will vuole rivoluzionare il sistema ingiusto e spietato: si reca quindi nella Time Zone, una Zona Esclusiva degli Immortali per elaborare un piano rivoluzionario di redistribuzione del tempo. Qui si svolge quindi tutta la parte d’azione del film, in cui Will, che viene aiutato nell’impresa da una ereditiera, Sylvia Weiss (interpretata da una statica ed algida Amanda Seyfried) che rinuncia al suo mondo protetto, sofisticato come il suo aspetto, ma alquanto finto, è continuamente inseguito e braccato dai controllori del tempo (una sorta di broker temporali) che hanno il compito di mantenere lo status quo, in cui il valore del tempo resti appannaggio dei pochi che se lo possono già permettere.  
E’ un film con un ritmo avvincente e una buona idea di fondo: è stimolante fermarsi a riflettere sulla similitudine tra quella realtà immaginaria in cui il tempo è merce di scambio, diventando strumento e motivo di lotta tra gli individui, e la nostra vera realtà in cui la stessa funzione viene assolta dal denaro.
Quanta violenza viene perpetuata e quanti crimini vengono commessi, là per conquistare l’immortalità e qui per accumulare ricchezze? In time, al di là delle pecche di approssimazione delle scene di rocambolesca azione, al di là degli inflazionati inseguimenti a bordo di macchine rombanti e della limitatezza degli scenari (giustificata però da un budget, piuttosto basso, sul quale ha potuto contare la produzione), suggerisce in modo semplice, ma non banale delle considerazioni su temi sempre attuali: le ingiustizie tra classi, l’importanza del modo in cui si decide di vivere il proprio tempo perché non sia (come del resto il denaro) un privilegio in mano a pochi eletti o non diventi, invece, un’arma impropria in mani indistinte e incapaci di gestirlo.


E passando in cucina…ecco uno sfizio a tempo di record: salatini di pasta sfoglia…

Ingredienti:
-         pasta sfoglia rettangolare
-         un po’ di latte per spennellare


Dovete semplicemente ritagliare delle strisce dal rettangolo di pasta sfoglia e arrotolarle a modi spirale a formare dei grissini arrotolati.
Spennellare con il latte e infornare a forno caldo a 180^ per circa 15 minuti.
Se volete potete aggiungere sulla superficie (prima di infornare) dei semi di sesamo o di papavero. Come vedete dalla foto, in questo caso la mia dispensa era sprovvista di tali elementi decorativi ;-)

2 commenti:

  1. Non ho voluto leggere il resto del tuo post perché sono prima curioso di vedere il film... ma sul concetto del "non avere tempo" mi è venuto in mente un libro che ho letto poco tempo fa e che vorrei consigliarti:
    "Sul buon uso della lentezza. Il ritmo giusto della vita" - di Pierre Sansot.
    :-) Come sempre amo i tuoi pensieri!
    Un bacio grande.

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  2. Grazie per il consiglio letterario!
    Ti auguro una buona giornata e un buon tempo...

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