mercoledì 21 novembre 2012

...LA PATATA DI CESE....


Quando l’ingrediente di base è genuino, ma veramente genuino (non solo a detta di slogan pubblicitari o di abili venditori), non occorre allungare la lista degli ingredienti per riuscire a preparare una buona pietanza.
Sarà esso stesso l’unico protagonista, il principe al centro del palato e del vostro piatto. Ma, ripeto, per garantirvi da solo un risultato eccelso deve essere di ottima qualità, possibilmente proveniente da coltivazione biologica. Un prodotto che sia il più possibile naturale, non contaminato, non guastato da aggiunte, modificazioni, sofisticazioni.
Di recente ho avuto la fortuna di imbattermi in uno di questi prodotti che anche da soli potrebbero guadagnarsi stelline alla Michelin o cappellini firmati da chef: la patata di Cese (ndr: Cese dei Marsi, ridente frazione del Comune di Avezzano, in provincia dell’Aquila).
Che la patata di tutto l’altopiano del Fucino (indicazione generica, che non rende giustizia alle singole località) sia particolarmente apprezzata non è un’informazione riservata; apprendiamo da wikipedia che la patata di Avezzano ha ottenuto la certificazione DOP e PAT (= prodotti agroalimentari tradizionali).
Ma che un paese sconosciuto alle guide turistiche, che sembra il fondale di un presepe vivente, potesse custodire una delle varietà più pregiate della zona che lo ospita...bhe questa è una chicchetta che può essere svelata e diffusa solo attraverso i racconti di chi, come me, ha avuto la fortuna di visitare e conoscere questo scorcio paesaggistico che pare sospeso tra la montagna svettante alle sue spalle e la campagna antistante.
A Cese non arrivano i rumori tipici della città, ma quelli armonici della vita campestre; camminando per i suoi vicoletti puoi sentire l’odore della legna bruciata o dell’erba appena tagliata e nell’aperta campagna che la circonda, nelle notti più serene, puoi renderti conto di quanto le stelle siano luminose, perchè qui i colori sono quelli intatti che esistono in natura, non quelli annacquati dal pennello umano che tutto omologa ed omogenea; di giorno, passeggiando con placido abbandono puoi sentire il fruscio degli alberi, incrociare contadini con i loro trattori, assistere a tante scene necessariamente censurate dall’uomo nei grandi centri abitati.
Questo paesello, costituito da un grappolo di abitazioni dai comignoli fumanti, un campanile svettante al suo centro, un fontanile in piena campagna ed abbracciato tutto intorno da grandi braccia montuose, custodisce nei suoi campi coltivati una varietà di patata a pasta e buccia gialla, compatta, poco acquosa, poco farinosa, con molta sostanza secca e queste sue caratteristiche la rendono adatta a molteplici impieghi culinari.
Ottime “bruscate” alla brace o al forno, con l’aggiunta di un filo d’olio e poco sale, ma anche formidabili per la preparazione di gnocchi, purè, dolci; deliziose persino semplicemente lessate e sbucciate. Ecco quando un alimento può essere definito “principe”: quando appaga il nostro gusto così, in tutta la sua semplicità e naturalezza.
Questo tipo di patata non si sfarina in bocca; la si riesce dunque a gustare in tutta la sua sostanza e compattezza.
Per onorare questo tubero, orgoglio della terra cesense, ho deciso di preparare un millefoglie insolito: semplici strati di patate e mozzarella, con una spolverata finale di pangrattato e semi di papavero. E le fette di patate rimaste? Quelle le ho semplicemente adagiate dentro la teglia e il risultato è stato un ventaglio di chips croccanti intorno e morbide al centro.

MILLEFOGLIE DI PATATE E MOZZARELLA



Ingredienti (per 2 tortini):
-       3 patate di media grandezza
-       1 mozzarella
-       sale, pepe, origano, parmigiano
-       semi di papavero


Sbucciate le patate, lavatele e tagliatele a fettine sottili (usate l’apposito attrezzo che affetta le verdure).
Fatele leggermente scottate in acqua bollente e leggermente salata.
Dopodichè adagiate due coppapasta (che provvederete ad imburrare lungo i contorni) dentro una teglia ricoperta di carta da forno e preparate il millefoglie alternando fettine di patate spolverate con poco origano (o rosmarino) e fettine di mozzarella. Fate più o meno 4 strati e sullo strato finale (di patata) versate del pangrattato, un pò di parmigiano e qualche seme di papavero.
Infornate a 180^ per circa 20 minuti.
Attenzione a togliere poi il coppapasta per non distruggere la composizione. Il risultato deve essere un tortino, o meglio, un millefoglie....anche se, in realtà, sono solo 4...;-))





2 commenti:

  1. Grande Teresa, apprezzatissimi sia il commento che la ricetta... la fortuna di Cese è che ci siano ancora persone come te ad apprezzarne le ricchezze "povere". A presto, Roberto.

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  2. Grazie Roberto! :) sono sempre le cose più semplici e "povere" ad arricchire lo spirito...lo si comprende facilmente vedendo quanto impoverimento subiscano le persone che si lasciano sempre distrarre dalle ricchezze "complesse". un caro saluto

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