martedì 19 marzo 2013

COSE DI CASA...


La casa, che dovrebbe rappresentare un diritto, una speranza per tutti, si sta trasformando man mano in un lusso...e non mi riferisco solo alla possibilità di comprarla, ma addirittura di abitarla.
Qualche giorno fa mi hanno colpito le parole del nuovo Presidente del Senato, Pietro Grasso, nel cui discorso di insediamento ha rivolto un pensiero a “tutti quei giovani che vivono una vita a metà, hanno prospettive incerte, lavori – chi ce l’ha – poco retribuiti, quando riescono a uscire dalla casa dei genitori, vivono in appartamenti che non possono comprare, cercando di costruire una famiglia che non sanno come sostenere”.
Ok sono parole, pronunciate per di più da un politico.
Le parole, a volte, significano attenzione.
Dopo l’attenzione però, devono seguire azioni. Concrete. Forti. Risolutive. 
Esistono associazioni etiche per qualsiasi cosa...ma (forse) non ne esiste nessuna che raggruppa i proprietari immobiliari disposti ad affittare case a prezzi "etici".  
Non auspico azioni caritatevoli da parte di piccoli proprietari che magari, a stento, riescono a mantenere i propri orticelli.
Ma quanti detentori di grossi patrimoni immobiliari esistono nel nostro Paese che conoscono, anzi in alcuni casi più che altro assistono, alla crisi che serpeggia soprattutto tra i giovani e non fanno niente, niente per tentare di migliorare la situazione sociale? Quanti grandi palazzi restano piuttosto vuoti e che invece, concessi in locazione a prezzi, non dico stracciati, ma ragionevoli, potrebbero risolvere le ansie e i patemi di lavoratori fuori sede, ragazzi e ragazze che, smessi i panni comodi di figlio e figlia, vorrebbero tentare di diventare anche qualcos’altro? Vorrebbero potercela fare da soli.
E invece.
Diventa quasi scontato pensare che “tanto non si può fare diversamente”.
E allora ci accontentiamo di vivere da precari anche la dimensione del focolare domestico. Prolunghiamo lo status di studenti accampandoci in stanze, fino a data indefinita. Sapendo che tanto, da soli, non potremmo permetterci nemmeno uno scantinato.
Gli stipendi sono bassi. E lo sanno tutti. Allora come si può pensare di chiedere un affitto di 700, 800 euro per un monolocale (= media di Roma, tra l’altro una delle città più care) ad una persona che magari ne guadagna 1200? Tolto l’affitto della casa, mangiamo man mano un pezzetto delle sue mura? Paghiamo con il respiro il resto delle spese quotidiane?
E’ questo che vorrei chiedere ai politici, ai responsabili delle politiche sociali…spero che il vento soffi pian piano queste parole nelle loro orecchie, nelle loro coscienze.
Ma prima di tutto nelle coscienze di chi può fare qualcosa, anche nel suo piccolo, e se ne sta con le mani in mano, ad assistere allo sgretolamento della struttura primaria di una società, che è il nido familiare. E non importa se il nido sia costituito da una sola, due, tre, quattro persone. Ogni essere umano è un pezzo di Universo. E meriterebbe un tetto e 4 pareti senza doverle considerare utopia. Senza dover essere costretto a vivere la casa solo come un albergo, anziché come la propria dimora. 
Oggi non “pasticcio” ai fornelli, ma idealmente accendo una candela, volendo immaginare quella fiamma come la luce che rischiarerà questo momento buio e difficile per la nostra società.



  

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