mercoledì 13 marzo 2013

UNA QUESTIONE URTICANTE...


Spesso sentiamo dire: ”che peccato essermi perso quella cosa!”
Oppure sentiamo ammonimenti del tipo: “fare certe cose è peccato…”
O ancora, c’è il prete che durante la confessione cristiana sollecita il racconto dei peccati commessi…
E se li elenchi, con pentimento, meriti l’assoluzione e…sei salvo…poi chissà…se torni ad essere recidivo…dovrai salire di nuovo sulla giostra e meritarti nuovamente l’assoluzione…e poi un altro giro …un’altra corsa…e così di seguito…perché se siamo tutti peccatori sulla terra…non ci sarà mai un’assoluzione definitiva, e anche il pentimento non può che essere precario. A meno di poter vantare un’acquisita perfezione che in realtà sarebbe solo presunzione. Siamo peccatori recidivi e pentiti occasionali.   
Scusate se pare che ironizzo; uso la metafora al solo scopo di semplificare, non volendo mancare di rispetto a nessuna fede, o credenza religiosa.
Ma io mi chiedo…vi chiedo…anzi chiedo al vento:
da quale coscienza viene punito il peccato?
Quali sono i confini oltre i quali si precipita nelle morse del peccato?
E quali tentazioni sono frutto di un richiamo peccaminoso?
E quando ciò che è considerato peccato per una categoria religiosa ma non per un’altra…di che tipo di peccato si tratta? Peccato relativo? Chi assolve dal peccato chi pecca senza essere cristiano? Chi accorre laddove non può arrivare la clemenza istituzionalizzata?
Dovrebbe esistere un BENE…
Ed un MALE…
Basterebbe classificare come PECCATO tutto ciò che rientra nella seconda categoria…
Fosse facile!!
Ci sono troppe voci di coscienza…c’è la coscienza con sè stessi, quella religiosa, quella morale, quella etica, quella sentimentale, ecc..
Tentare di classificare un’azione, un comportamento, prendendo come parametro solo una di queste coscienze…è un pò limitante.
Se mangio cioccolata durante la quaresima, per es. è peccato, secondo la religione cristiana, perché mi lascio tentare “dalla gola” in un periodo dedicato alla penitenza e al digiuno…però, se valuto quello stesso comportamento secondo una coscienza diversa, laica, allora quel mangiare dolciume non è più peccato.
Se convivo o decido di vivere esperienze pre-matrimoniali…per la chiesa sono in peccato…però, secondo una mia coscienza e nel contesto sociale e temporale, in cui mi trovo a vivere …quel mio vivere un approccio, comunque maturo con un’altra persona, non mi fa pensare ad un comportamento riprovevole e peccaminoso…tutto sta forse nell’”intenzione interiore” che uno si porta dentro quando compie le proprie azioni.
Sono certa, (o meglio forse voglio crederlo), che Dio, un Signore, un Essere Superiore non può non vedere all’interno delle nostre anime e non può non tenere conto, giudicando le nostre azioni, tra buona e mala fede…
Escludo ovviamente dal discorso le riprovevoli azioni, anche legalmente punibili e condannabili….Ovviamente sul MALE che si annida nelle violenze, nelle rapine, negli assassini, su quello che esplode negli abusi, nelle mercificazioni, negli sfruttamenti, sul MALE che arma, che uccide, che calpesta i diritti civili, e universalmente riconosciuti.. non c’è nemmeno da discutere: chiamarli Peccati, mostruosità, oscenità non può fare differenza…nella mia riflessione sul peccato, volevo invece riferirmi a comportamenti che si prestano a più chiavi di lettura, a concetti che rientrano in più ambiti di valutazione.
In questi casi è quasi impossibile fare un elenco univoco di ciò che è peccato e di ciò che non lo è.
A voi…i dubbi…
A voi…le domande…
Nessuno (forse)…può dettare le risposte…
Se non la nostra coscienza...quando sia attiva, lucida e non distorta.

Urticante come un peccato sulla coscienza, così è l’ortica sulla nostra pelle.
Ma se invece di fermarci al suo aspetto esteriore, andiamo ad esaminarla nelle sue potenzialità alimentari, scopriamo che l’ortica è ricca di proprietà e benefici per il nostro organismo.
Infatti è una pianta ricca di sali minerali, in particolar modo le foglie che contengono ferro in abbondanza, calcio, silicio, magnesio, e fosforo. Esse contengono anche le vitamine A, C e K.
Una delle principali proprietà dell'ortica è quella antianemica, infatti l'abbondanza di ferro e di clorofilla stimolano l'organismo a produrre globuli rossi;  inoltre è depurativa, diuretica, tonificante e ricostituente ed ha anche buone proprietà antinfiammatorie sull'intestino.
E il mio risotto di oggi è proprio a base di ortica.


Ecco gli ingredienti (dose per 1 persona):

- 70 gr di riso
- uno/due cucchiai di ortica essiccata (si trova nelle erboristerie)
- 200 ml circa di acqua
- sale, olio
- a piacere, parmigiano grattuggiato
Preparazione                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             
Mettere l’acqua in un pentolino. Versarvi il riso, l’ortica e far cuocere, regolando di sale e aggiungendo a fine cottura un cucchiaio di olio. A piacere, aggiungere del parmigiano grattuggiato. Man mano che il riso cuocerà, l’acqua si sarà assorbita e il risultato sarà un risottino leggero e asciutto.
Non sarà un piatto succulento, ma ogni tanto, anche la digestione merita un giorno di (quasi) riposo.

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