mercoledì 19 giugno 2013

L'ESTATE BUSSA: APRIAMO LE PORTE....

(*)
Il senso del calore…
I raggi solari hanno iniziato ad allungarsi su di noi, come calde braccia dell’Estate che dai cicli della Natura si risveglia, viene a scaldare la nostra pelle, ci spoglia dei vestiti e delle scorie invernali e ci dona un colorito più vivo e dorato. Molti iniziano a prepararsi per qualche gita al mare, qualcuno ha già posizionato strategicamente ventilatori o apparecchi del genere.
Andiamo gioiosamente incontro all’Estate! Non (solo) perché è Estate, tempo di vacanze (per chi può), di gelati, di mare e di notti all’aria aperta. Ma semplicemente perché è un’altra stagione. Un’occasione (tra l’altro offerta direttamente dalla Natura) per poter sentire, percepire chiaramente gli effetti di un “cambiamento” nell’arco del nostro tempo. Sapersi adattare. Accorgiamoci di ciò che esso esige da noi. Osserviamo come devono cambiare (giustamente) le nostre abitudini per vivere anche un semplice cambio di stagione nel modo più naturale e meno traumatico possibile. 
Scegliamo vestiti comodi, freschi; è il tempo in cui conta più la praticità che l’etichetta; meglio essere essenziali, ma asciutti piuttosto che agghindati e a disagio.
In tavola serviamo cibi leggeri, che non appesantiscano la digestione, resa più delicata dalle alte temperature.
Godiamo della luce, ma ripariamoci nelle ore più afose.
Continuiamo pure a praticare sport, ma magari facciamolo nelle ore più fresche. Correre fa bene. Ma correre a 40° forse fa più male che bene…;-)
E a proposito di cose fresche, estive, leggere oggi vi propongo questo tortino di riso misto (integrale, nero e rosso) con patè di rucola e scaglie di nocciola.

Ingredienti:
-       Riso integrale misto
-       Rucola
-       Olio extra vergine di oliva
-       Pinoli
-       Patata lessa
-       Limone
-       Nocciole

Lessate il riso in acqua leggermente salata, scolatelo una volta cotto (ci vorranno circa 45/50 minuti) e tenetelo da parte (per ogni dose di riso, in genere ci vogliono tre dosi di acqua).
Preparate il pesto di rucola: frullate la rucola con olio, erbe aromatiche, pinoli, qualche goccia di limone e una patata lessa. Se occorre, aggiungete un filo di latte di riso o crema di riso (la trovate nei negozi di alimentazione naturale), a seconda che lo vogliate rendere più o meno denso.
Condite per bene riso con il pesto di rucola. Potete usare degli stampini o dei coppa pasta per formare dei tortini. Decorate con scaglie di nocciola e rucola a pezzetti.


NOTE FOTOGRAFICHE:
(*)  si accende l’estate e…si accendono i colori. Scorci d’Estate 2012. Cinque Terre (Vernazza).
 

mercoledì 12 giugno 2013

IL BENE CHE "STUZZICA"

(*)

A volte, per capire certe nostre resistenze o schemi mentali, occorre che qualcuno che ci conosce molto bene ci “stuzzichi”.
Si si, proprio così: l’affetto, l’amore, la stima che proviamo per una persona non devono mai dissuadere da una sana operazione di stuzzicamento sulla medesima.
Non si tratta di rigirare il coltello nella piaga, ma di dare un piccolo contributo affinchè la persona riesca innanzitutto a rendersi conto che c’è una piaga di cui prendersi cura. Spesso quella piaga è un qualcosa che si annida nei meandri tortuosi della sua mente; può essere un atteggiamento di chiusura, di resistenza che prima ancora di sfogare sul corpo, macera in un circolo vizioso costituito da aspettative, ansie, paura del confronto, bisogno di compiacere e incapacità di accettare i propri limiti.
Occorre andare a colpire (ovviamente il più dolcemente possibile per evitare di accendere la permalosità o attacchi troppo duri alla sensibilità personale) proprio là dove è situato il tallone d’Achille da sanare. Lo sguardo esterno, in taluni casi, può essere più obiettivo del nostro e ci mette al riparo da autoanalisi a volte pilotate dalla nostra stessa mente e quindi poco inclini a provocare un reale cambiamento.
Certe cose che ci riguardano profondamente preferiamo non vederle. E finisce che alla lunga non le vediamo davvero. Non riconosciamo più quei meccanismi mentali che tanto abilmente abbiamo strutturato per celare le vere esigenze della nostra anima. Come se ci fossero esigenze più importanti. Ma è davvero più importante il consenso sociale? L’approvazione degli altri? L’ammirazione esterna che appaga l’ego? O, invece, è più importante il proprio vero sé e la sua liberazione da ogni sorta di camuffamento, travestimento o maquillage?
Occorre scendere nelle profondità del nostro essere; sarà come decidere di scendere una scala intravedendo solo uno scorcio di luce. Certo: c’è un cammino da compiere, occorre porre attenzione a dove si mettono i piedi per evitare cadute, storte e rinunce. E se ogni tanto c’è una voce amorevole che ci sprona ad andare avanti, anche facendoci notare eventuali passi che dobbiamo correggere, ascoltiamola con orecchie attente e animo aperto. Non pensiamo che ci voglia giudicare. Se è una persona che ci vuole bene, da lei non abbiamo che da imparare.  
In attesa che qualcuno vi stuzzichi proprio là dove occorre…intanto io vi propongo uno stuzzichino alimentare…;-) Questi crackers artigianali possono essere gustati a merenda o anche come antipasto, magari accompagnati da un pinzimonio di verdure o spalmati con patè vegetali.

(**)

Ingredienti:
-       180 gr di farina integrale di kamutt
-       100 gr di pangrattato
-       Olio extra vergine di oliva (circa 50 ml)
-       Concentrato di pomodoro bio
-       1 cucchiaino di sale
-       Origano
-       Acqua q.b.

Mischiate la farina, il pangrattato e il cucchiaino di sale. Aggiungete olio fino ad avere un composto granuloso. Aggiungete anche l’origano e il concentrato di pomodoro. Regolandovi con l’aggiunta di acqua tiepida dovete ottenere un impasto morbido tipo la pasta per la pizza. Avvolgete in pellicola e fate riposare per una mezz’oretta in frigorifero. Stendete poi la pasta in una teglia ricoperta di carta da forno. Con un coltello segnate delle strisce prima in lungo e poi anche in orizzontale per formare un reticolo di rettangolini, senza sollevarli. Cuocete in forno caldo a 200° per 20/25 minuti. Serviteli quando si raffredderanno.


NOTE FOTOGRAFICHE:
(*) Un vicolo di Rieti, Novembre 2012
(**) Stuzzichini alla pizzaiola…li avrà mangiati tutti la coccinella??

martedì 4 giugno 2013

COME FILI D'ERBA

(*)

Leggera come una farfalla…
Veloce come il vento…
Profonda come gli abissi…
Sacra come un altare…
Libera come un’idea…
Così la vita scorre
tra i respiri
e i va e vieni di sole, caldo, gioie 
nuvole, freddo ed intemperie…

…Non può essere sempre inverno. E non può essere sempre estate. Se non ci sono giuste alternanze è perché il disequilibrio può manifestarsi in ogni forma. Del disequilibrio possiamo esserne anche noi (intesi come esseri umani) vittime o artefici.
Le energie dei singoli si sommano, si intrecciano, possono causare blocchi, corti circuiti o anche meravigliose armonie.
Almeno questo è quello che mi piace pensare.
Della nostra vita possiamo essere i protagonisti. Ma anche questa condizione non è cosa scontata: per farlo occorre riuscire a collocare in secondo piano, come inevitabili comparse, i condizionamenti culturali, i retaggi arcaici che rischiano di appesantire ed oscurare ciò che siamo. Se non ci concediamo di essere né più né meno semplicemente ciò che siamo, è difficile riuscire a conquistare e mantenere l’equilibrio, meta ambita in ogni dove, eppure così spesso messa a repentaglio non solo da forze esterne, ma anche interne a noi. Essere solidi sulle proprie gambe richiede impegno e coraggio; occorre farsi i muscoli, non tanto e non solo alle braccia e alle gambe, quanto piuttosto nel nostro modo di pensare e di atteggiarci, per svelarci davvero.
Siamo come fili d’erba, esposti alle correnti e ai venti avversi, però se i nostri piedi sono ben saldi al suolo, passate le tempeste esterne, sapremo sempre ridare dignità e verticale fierezza alle nostre radici.

E passate le tempeste…(che in questi giorni imperversano nei cieli d’Italia e d’Europa, nonostante il calendario ci dica che siamo giugno…)…perché non gustare un buon tempeh alla mediterranea?? Di cosa si tratta ve lo spiego subito, intanto ve lo presento in questa immagine:

(**)

Ingredienti:
-       Tempeh (ndr: trattasi di un alimento ricavato dai semi della soia gialla fermentati. Il processo di fermentazione rende più digeribili le proteine della soia. Si può acquistare in panetti nei negozi di alimentazione naturale)
-       patate
-       polpa di pomodoro
-       aromi (timo, basilico, mentuccia, rosmarino)
-       un cucchiaio di pesto di olive taggiasche (potete sostituirlo con olive taggiasche) e pinoli
-       sale (poco), olio

Sbucciate, lavate, tagliate a tocchetti le patate e scottatele leggermente in acqua bollente salata.
Versate un filo d’olio in una padella, rosolatevi le patate, aggiungete due cucchiai di polpa o passata di pomodoro, gli aromi e fate insaporire.
Se occorre, aggiungete un paio di cucchiai di acqua.
Dopo qualche minuto, aggiungete il tempeh tagliato a dadini, un cucchiaio di pesto di olive taggiasche e i pinoli.
Servite ben caldo.

NOTE FOTOGRAFICHE:
(*) scorcio erboso nei pressi del passaggio a livello di Cappelle dei Marsi

(**) il nome che ho scelto per questo piatto è: cubetti di tempeh alla mediterranea
 

martedì 28 maggio 2013

IL MOVIMENTO DELLE ONDE

(*)

“Di tanto in tanto, si solleva nella mia anima, senza motivi apparenti, l’onda oscura.
Una nuvola corre sul mondo, come una cortina nuvolosa.
Come un’aggressione giunge questa malinconia, di tempo in tempo, non so in quali intervalli, e addensa lentamente di nuvole il mio cielo.
So com’è bello il mondo, so che esso è per me, in certe ore, infinitamente più bello che per chiunque altro, che i colori risuonano più soavi, più esultante si effonde l’aria, più tenera ondeggia la luce. Ed io so che questo devo pagarlo con i giorni nei quali la vita mi è insopportabile”
(da “Cielo nuvoloso” – Racconti di vagabondaggio di H. Hesse)

Ci sono onde oscure provocate dal mondo esterno e onde oscure che agitiamo da soli dentro noi stessi…
Quando non riesci a sorridere…
quando le preoccupazioni del quotidiano ti assillano…
quando senti che c’è qualcosa che non va, ma non sai ancora focalizzare cosa sia…
Quando non riesci più ad avere fiducia in una persona…allora, è proprio in quelle sensazioni che si sta facendo strada l’onda…
quando ti capita di intravedere solo ombre e non riconosci più la tua sagoma allo specchio…
quando ti allontani da una delle tue sfere di consapevolezza (MENTALE, FISICA, EMOTIVA, SPIRITUALE)…
è inutile, in quei momenti, cercare di evitare l’onda che si sta alzando dimenandosi in modo confuso o paralizzandosi passivamente…
Bisogna raggiungere la consapevolezza che possediamo la forza di cavalcare non solo l’ONDA PERFETTA, ma anche l’onda oscura (ovviamente quando si tratta di onde fuori dalle acque…altrimenti un salvagente sarebbe quanto meno opportuno! ;))…possiamo avvalerci del potere dell’immaginazione per raggiungere il più velocemente possibile quella distesa di acqua azzurra e calma che ne seguirà e che ci consentirà di navigare i mari della nostra vita con un’accresciuta serenità e con la consapevolezza che:

“ C’è un tempo e un luogo giusto perché qualsiasi cosa abbia principio e fine”.
(citazione tratta dal film  “Picnic at Hanging Rock” di Peter Weir)

Trasferendoci in cucina, l’onda connota anche un modo particolare di cuocere il riso. Avete mai sentito parlare di “risotto all’onda”? Quando nel piatto viene servito un risotto né troppo liquido, né troppo asciutto, dalla consistenza morbida e cremosa.
Oggi vi propongo un risotto sull’onda del radicchio ;-)

(**)


Ingredienti:
-       riso integrale
-       radicchio
-       scalogno o cipolla rossa
-       brodo vegetale
-       1 cucchiaio di crema di riso biologica
-      1 cucchiaio di parmigiano o per una versione vegana, 1  cucchiaio di lievito in fiocchi
-       Glassa di aceto balsamico

In un tegame fate rosolare lo scalogno con un po’ di olio, aggiungete il radicchio tagliato a listarelle, poi fate tostare il riso e sfumate con del brodo vegetale.
Proseguire con la cottura del riso, aggiungendo man mano il brodo e verso metà cottura regolate di sale, pepe (a scelta) e aggiungete 1 cucchiaio di crema di riso.
Servite caldo, cosparso con del parmigiano grattugiato o, per una versione vegana, con un cucchiaio di lievito alimentare in fiocchi…L’ho ultimato con un “zig zag” di glassa di aceto balsamico.

NOTE FOTOGRAFICHE:  
(*) lieve movimento ondulatorio nel mare di Pineto…estate 2012.
(**) la foto della ricetta è un po’ mossa…ma…del resto trattasi di un risotto all’onda…il mare era un po’ agitato in cucina…;-)

mercoledì 22 maggio 2013

SUONI ARMONICI

(*)

Puoi sussurrare un tuo Segreto dentro il tronco di un albero…germoglierà nelle radici della Terra. O puoi sussurrarlo all’orecchio del tuo amato…come nutrimento di un sentimento profondo. Un segreto è spesso una Verità che vale la pena svelare…

Abbiamo tutti dei limiti, delle debolezze; tutti, più o meno consapevolmente, siamo soggetti a modelli mentali, a volte così radicati in noi da non essere nemmeno riconosciuti come tali. “Sono fatto/a così” è il nostro alibi per non cambiare.
Ma più abbiamo a cuore un rapporto autentico con le persone e più saremo in grado di stupirci delle meraviglie che soggiacciono sotto strati di condizionamenti mentali, culturali, sociali, familiari.
Ogni volta che con coraggio ed umiltà sveliamo un tassello in più del nostro sé più vero, più siamo liberi e più siamo in grado di produrre, con le corde della nostra anima, un suono più armonioso.
A volte pensiamo che per mostrarsi davvero per quello che si è “ne deve valere la pena”…
La posta in gioco non è il doversi mostrare, ma essere se stessi: ne vale sempre la pena. Portare in giro quello che si è, non quello che si pensa di dover essere o quello che gli altri si aspettano che noi siamo.
Le sovrastrutture sono, a seconda dei casi, veli impalpabili o drappi pesanti, che impediscono una visione nitida, chiara delle cose. Man mano che riusciamo a scostarli, il nostro sguardo si fa più limpido. E’ come scostare una tenda da una finestra e accorgersi che dietro c’è il mare. Scansiamo riserve, schemi e pregiudizi e ci accorgiamo che dietro c’è un’anima che ha “solo” voglia di evolvere. E per farlo occorre che essa ci trovi pronti, dotati di coraggio e fiducioso abbandono.   
Oggi, dietro la tenda virtuale posizionata nella mia cucina, si cela questo dolcetto vegano, sfizioso e leggero, ideale per la colazione, per iniziare la giornata in modo dolce, naturale ed equilibrato.
(**)

 Ingredienti:
-       300 gr di farine miste (io ho fatto un mix di farina integrale, di kamutt e di grano saraceno)
-       ½ cucchiaino di vaniglia in polvere biologica
-       1 bustina di cremortartaro
-       4 cucchiai di sciroppo d’agave
-       3 cucchiai di olio di mais
-       200 ml circa di latte di riso
-       1 tazzina di caffè d’orzo  
-       Noci e nocciole sbriciolate, uvetta passa, (a piacere: pezzetti di cioccolato fondente)

Riunite in una ciotola gli ingredienti secchi (le farine, la vaniglia, il cremortartaro, la frutta secca e i pezzetti di cioccolato fondente).
Aggiungete lo sciroppo d’agave, l’olio, la tazzina di caffè d’orzo e, lentamente, amalgamate il composto con  il latte di riso. Deve risultare un composto denso, sì granuloso ma che si possa versare fluidamente con una spatola nella tortiera (oliata e infarinata).
Potete cospargere la superficie con un po’ di zucchero di canna.
Cuocete a 180^ per 40 minuti circa (vale la consueta prova dello stecchino).

*  sussurrando segreti tra gli alberi, lungo il sentiero per Cala Violina

** coccinella in legno: simpatico segnaposto, ricordo di una cena speciale e del “sì” pronunciato da due giovani innamorati, gioiosi ed emozionati.

mercoledì 8 maggio 2013

LA PRIMAVERA VIAGGIA SU UNA BARCA A VELA...


“Sul cielo capovolto
una vela solca l’azzurro profondo…
Si abbandona al vento
affrontando gli eventi…
Su placide acque
va solcando il presente
e la sola traiettoria
è la sua fiducia nel domani…”

…la primavera è un soffio di poesia, la primavera è luce negli occhi, è un caldo tepore sulla pelle…
È l’impalpabilità di un vestito leggero, la freschezza di un gelato alla frutta…
La primavera è voglia di colori pastello, di piatti che insieme possano soddisfare la fame, la sete, il desiderio di leggerezza e la fantasia di una terrazza affacciata sul mare o su una distesa in fiore.

Uno dei piatti che ho preparato in omaggio alla primavera è questo “tris vegetariano” che vedete nella foto e che è composto da:
-       Cupoletta di quinoa al curry (sulla sinistra)
-       Bruschetta di pane di farro (*) con dadolata di pomodorini
-       Zucchina tonda ripiena

Oggi, andiamo nel dettaglio della zucchina ripiena.
Ingredienti:
-       zucchina tonda
-       patata
-       mozzarisella fumè (è una (finta) mozzarella fatta con il riso integrale germogliato, senza latte e senza lattosio, in vendita nei supermercati biologici)
-       noci sbriciolate, uvetta passa
-       olio, sale, una spolverata di pangrattato

Lessate la patata e scottate leggermente la zucchina (dopo averla svuotata, ma scottate anche il suo ripieno).
Schiacciate la patata e il ripieno della zucchina, aggiungete pezzetti di mozzarisella, qualche noce sbriciolata, uvetta passa (se vi piaciono i gusti dolci/salati, sennò anche senza..), un pizzico di sale, un cucchiaino di olio e riempite con questa crema la zucchina. Spolverate con pangrattato e adagiate una fettina di mozzarisella. Fate scaldare in forno caldo per una decina di minuti.

(*): per la bruschetta, ringrazio la mia amica Laura, che mi ha donato una pagnottella di farro con semi di lino, preparato da lei (come lievito, ha usato la pasta madre). Davvero buono e dal sapore casereccio.
NOTE FOTOGRAFICHE: La prima foto dell'imbarcazione che solca il lago di Como l'ho scattata un paio di anni fa da una suggestiva terrazza di Moltrasio.
La seconda foto l'ho scattata durante la fantastica estate 2012, lungo il tragitto che collega due delle Cinque Terre (Vernazza/Riomaggiore) e che io e la mia dolce metà abbiamo affrontato a piedi con entusiasmo e stupore per le continue meraviglie che si palesavano davanti ai nostri occhi.

giovedì 2 maggio 2013

PUNTI DI VISTA UNICI...


Non tutte le cose SONO quello che SEMBRANO.
Andare oltre le apparenze è sempre una sfida grande e serve volontà per riuscire nell’impresa.
Fermarsi a ciò che appare è facile, comodo. Ma limitante. E’ anche vero che spesso, invece, ciò che è evidente è anche reale.
Insomma, non si può mai generalizzare. L’unicità è in ogni cosa, in ogni considerazione; persino il punto di vista è unico e esclusivo. E merita rispetto, come merita rispetto chi, in virtù di quel punto di vista, compie scelte diverse dalle nostre.
Le campagne promozionali, quand’anche mosse da nobili intenti, ma eccessivamente aggressive mi fanno ritrarre: mi pare di scorgervi un concetto di rispetto molto affievolito.
Il dialogo è costruttivo. Il confronto lo è. Lo scontro di opinioni fine a se stesso non lo è mai. Perché più ci si scontra, più si perde di vista il valore che un altro punto di vista può apportare alla nostra visione delle cose, della vita. Più ci si chiude e più ci si nega la possibilità di scoprire nuove cose, di ampliare la propria conoscenza.

Se nel prossimo vedi il buono, imitalo;
se nel prossimo vedi il male, guardati dentro (Confucio)

Per tornare al discorso delle apparenze, il piatto qui sotto sembra un piatto di pici al ragù, vero?…


...ed in effetti lo è. Ma è un ragù particolare, preparato senza carne, ma con il seitan.
Questo alimento, altamente proteico, ricavato dal glutine di frumento, è molto versatile e consente di creare sfiziose ricette vegetariane…piatti che possiamo definire “piatti oltre le apparenze”.

Ingredienti:
in questo caso ho però utilizzato la farina di grano saraceno
- per il ragù:
    - ½ scalogno, un pezzetto di carota
    - seitan a pezzettini
    - olio, sale, erbe aromatiche (origano, basilico, mentuccia)
    - passata di pomodoro
    - un pizzico di zucchero di canna

Fate rosolare in un filo d’olio (e pochissima acqua) lo scalogno e la carota a pezzetti.
Aggiungete il seitan tagliato in pezzetti piccolissimi.
Insaporite con erbe aromatiche a scelta.
Dopo qualche minuto, aggiungete la passata di pomodoro o i pelati fini e fate cuocere. Durante la cottura aggiungete un pizzico di zucchero di canna, per contrastare l’acidità del sugo.
Usate questo ragù per condire i pici, o qualunque altro formato di pasta.